Il Colle: così l'Italia non regge E Tria non esclude di lasciare

Il timore di Mattarella: il peggio deve ancora arrivare Il titolare dell'Economia pensa ancora alle dimissioni

Il Colle: così l'Italia non regge E Tria non esclude di lasciare

Alle cinque della sera, quando Sergio Mattarella riunisce il suo gabinetto di guerra, il disastro è tutto in due numeri. Quello della Borsa, che cede quasi il quattro per cento e trascina nel gorgo anche le azioni delle partecipate del Tesoro e della Cassa depositi e prestiti: a Piazza Affari in una mattinata la manovra «espansiva» giallo-verde è già costata allo Stato più di un miliardo. E quello dello spread, che raggiunge quota 270: finanziare il debito italiano sarà più difficile e pesante. Il capo dello Stato, «molto preoccupato per la tenuta» del Paese, teme che «passeremo giorni ancora peggiori». Mattarella telefona a Mario Draghi, riceve la chiamata di un Giuseppe Conte che vorrebbe rassicurarlo, contatta ancora Giovanni Tria. Il Quirinale «valuta lo scenario» e le prossime mosse. La permanenza del ministro dell'Economia al suo posto doveva servire a tranquillizzare i mercati e l'Europa, invece «siamo in una situazione di allarme rosso».

Anche perché, stando alle voci che arrivano da via Venti Settembre, non è detto che Tria resisterà ancora a lungo. Sconfitto in Consiglio dei ministri su tutta la linea, costretto a presentare una Finanziaria da 33 miliardi o più quando in cassa ce ne sono una decina, obbligato a presentare alla Ue una legge di bilancio con un sforamento del deficit del 2,4 per cento, quanto potrà reggere? Tria sente sul collo il fiato del «vero» ministro dell'Economia, Paolo Savona, inutilmente spostato dal Colle agli Affari europei perché non combinasse danni e adesso uscito allo scoperto: «Abbiamo lanciato il guanto di sfida alla vecchia Europa, ora dobbiamo vincere la guerra».

E che Tria sia in bilico lo dimostrano le grandi dimostrazioni di affetto di chi lo ha commissariato. «Rimarremo insieme fino al 2023», dice Conte. «Tria ha seguito tutto quello che avevamo concordato insieme - sostiene Luigi Di Maio - Aveva previsto vari scenari, uno scenario era questo». Parole dolci pure da Matteo Salvini: «Nel governo andiamo d'amore e d'accordo e condividiamo obiettivi e responsabilità. Passo più tempo con Di Maio e Tria e Conte che con i miei genitori e i miei figli. Ormai è un rapporto, un sodalizio, una coppia allargata, una famiglia di fatto».

Secondo il premier «il Quirinale non è in contraltare di Palazzo Chigi». Ne è convinto pure Mattarella, che ha nessuna voglia di sostituirsi all'opposizione, però il «proficuo rapporto istituzionale» di cui parla Conte non attenua i timori e il senso di straniamento che si respira sul Colle. Giovedì sera Mattarella, che aveva seguito con distacco apparente la trattativa sulla manovra, è andato al concerto per i 90 anni di Ennio Morricone convinto che dal Consiglio dei ministri sarebbe uscita una Finanziaria «intermedia», tarata su uno sforamento del deficit dell'1,9-2 per cento. L'Europa forse l'avrebbe accettata e i mercati non si sarebbero imbizzarriti.

Invece, con grande sorpresa, il capo dello Stato si è trovato di fronte allo scenario peggiore, quello dello scontro. E, altra paura, guerra per guerra, il 2,4 per cento potrebbe non bastare per varare tutte le riforme volute dalla maggioranza: già si parla di quaranta miliardi.

Senza parlare dei costi aggiuntivi provocati dallo spread. E se con Bruxelles si può sempre negoziare, puntando sul fatto che a nessuno conviene un'Italia fuori, chi glielo spiega al Signor Mercato che conviene ancora finanziare il debito del Belpaese?

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