Se una bottiglia da 39,99 vi sembra cara e quando la guardate in una vetrinetta sotto chiave al supermercato vi viene da pensare: «Ohibò», ebbene fate un salto mentale e immaginate una bottiglia da 100mila. Franchi svizzeri, sia chiaro, che in fatto di euro ne fanno 103mila euro o poco meno. Il prezzo a cui è stata venduta una Primat di Colore 2016, un vino rosso di Bibi Graetz, estroso produttore in Toscana. La vendita è avvenuta qualche giorno fa in un negozio di Zurigo e costituisce un record per un'etichetta italiana. Il nome dell'acquirente non è noto ma probabilmente si tratta di un facoltoso collezionista. «Ma io spero che lo stappi e se lo beva», ci dice ridendo Bibi Graetz.
Problemi che la gran parte di noi non ha. Ma come mai si è giunto a valutare così tanto una bottiglia? Va detto intanto che si tratta di una Primat, ovvero un formato decisamente extralarge, pari a 27 litri e quindi a 36 bottiglie normali. Poi si tratta di una bottiglia capolavoro. «Abbiamo fatto questa bottiglia speciale di questo formato insolito - ci dice Graetz - e ho deciso di accompagnarla a un dipinto fatto da me come etichetta. Un pezzo unico che ho racchiuso in una confezione speciale di legno e acciaio con la mia firma incisa. Poi mi sono detto: a quanto la metto in vendita? Boh, facciamo 100mila euro». Un prezzo apparentemente fuori mercato ma in questo caso si tratta di una specie di vino della vita per Bibi. «Ho affidato la vendita a un negozio ARVI di Zurigo di amici miei, sono specializzati in vini italiani di pregio, grandi compratori di Ornellaia e di Masseto». La bottiglia è rimasta sugli scaffali del negozio zurighese per un paio di anni prima che il telefono di Bibi squillasse di gioia. «Oh, è entrato uno e l'ha comprata, mi ha detto il mio amico negoziante». Per la cronaca a Bibi della supervendita andrà il 50 per cento, ma lui non ne fa una questione di guadagno ma di prestigio, l'essere il mister 100K del vino italiano lo onora e lo diverte.
Il Colore è un Sangiovese in purezza realizzato con uve coltivate nei quattro vigneti più vocati di Lamole, Vincigliata, Olmo e Siena e oggetto di microvendemmie, fermentazione spontanea di due settimane, maturazione separata dei diversi «cru» in barrique per venti mesi, assemblaggio e riposo in bottiglia. La bottiglia normale di annata (l'ultima uscita è la 2020) costa 300 euro, un prezzo che sale a 400 per i Balocchi di Colore, il cru di Colore realizzato con le singole vigne: il N°1 è Sangiovese da Vincigliata, il N°3 è Colorino dalla stessa vigna e il N°8 è un Canaiolo dell'Olmo. Bibi produce anche i rossi Testamatta, Casamatta e Soffocone, lo spumante metodo charmat Bollamatta da uve Sangiovese vinificate in rosato e in bianchi Colore Bianco e Testamatta Bianco da uve coltivate nella bellissima isola del Giglio. La cantina di Bibi è a Fiesole, sulla collina che guarda Firenze e Bibi ne ha fatto il suo «château di città», dove abita non disdegnando di frequentare «i vecchietti del bar». Che certo non berranno vini dal 100mila euro.
Prezzo questo che è un record per un'etichetta italiana ma non in assoluto. Alcuni leggendari châteaux francesi hanno in listino etichette ben più costose. Secondo la classifica di Wine-Searcher The World's Top 50 Most Expensive Wines il vino più caro del mondo è il Leroy Musigny Grand Cru della Côte de Nuits (prezzo medio 37.526 euro), seguito dal Leroy Domaine d'Auvenay Chevalier-Montrachet Grand Cru (22.566 euro) e dal mitologico Domaine de la Romanee-Conti Grand Cru (22.189), tutti e tre vini della Borgogna. E qui parliamo di bottiglie da 0,75.
Tra i 50 vini più cari del mondo ci sono 45 vini francesi, 2 portoghesi, 2 tedeschi e uno statnitense. E parlando di altri formati, una Mathuzalem da sei litri di Romanée-Conti Grand Cru è in vendita a 365mila euro. Alla fine vincono sempre loro, i francesi.
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