Il mito della battaglia di Stalingrado e della guerra patriottica, spesso invocata da Putin nel corso dell'Operazione Speciale, è finito in frantumi, sbriciolato dai droni di Kiev che hanno violato la città simbolo della vittoria dell'Unione Sovietica sul nazismo. Stalingrado, oggi Volgograd, venne assediata dai tedeschi nell'estate del 1942, ma la resistenza della città, grazie alla strenua difesa dei militari e della popolazione, portò alla vittoria dell'Armata Rossa. Giovedì notte gli ucraini hanno lanciato un nuovo sciame di droni. Alcuni degli ordigni sono stati abbattuti dalla contraerea, altri hanno provocato danni. Uno dei velivoli senza pilota ha preso di mira una caserma nelle vicinanze della città, evento che conferma come il conflitto abbia ormai iniziato a coinvolgere un territorio più ampio di quanto ci si potesse aspettare, colpendo quella Stalingrado che lo zar di Mosca non perde occasione di ricordare per compattare l'opinione pubblica nello sforzo bellico.
Volgograd però non è stata l'unica città bombardata: alcuni droni si sono schiantati sulla «Silicon El Group» di Bryansk, leader nella produzione di microchip per i sistemi di difesa aerea Pantsir-S1 e per i missili Iskander. Come se non bastasse si registra anche la ritirata russa a Sud di Bakhmut e una decisiva avanzata sulla direttrice Robotyne-Melitopol. Secondo i dati forniti dal comandante delle forze terrestri Syrskyi «gli invasori stanno abbandonando tutte le migliori attrezzature che hanno. Stiamo parlando di carri armati T-90M, vari mezzi di guerra elettronica, veicoli da combattimento di fanteria. La nostra avanzata è schiacciante». Il Cremlino pensa di rafforzare le due aree spostando parte delle truppe presenti in Bielorussia, mentre Zelensky elogia la controffensiva sostenendo che sia «più veloce delle sanzioni», e avverte «Putin cercherà di intimidire il mondo in inverno con armi nucleari».
Se Volgograd vede sbiadire il suo iconico vessillo sotto i colpi degli Switchblade, Mosca prova a far quadrato, con elezioni-farsa, attorno ai territori annessi illegalmente un anno fa, e che ancora non controlla completamente. Le urne nelle regioni di Donetsk, Lugansk, Kherson e Zaporizhzhia sono già aperte e lo resteranno fino a domenica. Il governo ucraino esorta l'Occidente a non riconoscere i risultati del voto. Il principale contendente è Russia Unita, il partito di Putin che domina la politica di Mosca. Ivan Fedorov, sindaco ucraino di Melitopol, ha rivelato che i residenti locali sono costretti a votare con la forza. «Quando hai di fronte una persona armata, è difficile dire di no», scrive su Telegram. Già in occasione dei referendum di un anno fa per l'annessione delle quattro regioni erano state molteplici le denunce di intimidazioni, alcune suffragate da filmati video di persone armate che si recavano casa per casa. «Questo non è altro che un evidente esercizio di propaganda. Non riconosciamo il tentativo della Russia di rubare territori», scrive il ministero degli Esteri tedesco, raccogliendo di fatto il dissenso dell'Ue, della Gran Bretagna, della Nato e degli Usa. La difesa aerea russa avrebbe intanto abbattuto due droni ucraini che tentavano di attaccare una sezione elettorale nella parte occupata della regione di Kherson, mentre a Berdyansk un seggio è saltato in aria prima dell'apertura.
Nella 562ª giornata di combattimenti spicca l'attacco missilistico russo contro un distretto di polizia a Kryvyi Rih, città natale di Zelensky, dove sono stati danneggiati anche edifici residenziali. Il bilancio è di un morto e 73 feriti.
Un raid aereo degli invasori ha provocato la morte di 3 civili e il ferimento di 4 a Odradokamianka (Kherson). L'aeronautica di Kiev ha abbattuto 16 dei 20 droni lanciati a Odessa e Mykolaiv. Dieci carri armati Leopard donati da Danimarca, Germania e Paesi Bassi sono arrivati in Ucraina.
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