La Comi vince il primo round: nessun finanziamento illecito

Il gip archivia, resta in piedi l'accusa di corruzione. L'ex eurodeputata di Fi fu persino arrestata

La Comi vince il primo round: nessun finanziamento illecito

Milano Archiviata per Lara Comi l'accusa di finanziamento illecito ai partiti. L'ipotesi della Procura di Milano riguardava un presunto contributo sottobanco di 31mila euro all'ex europarlamentare di Fi dall'industriale bresciano titolare della Omr holding e presidente di Confindustria Lombardia, Marco Bonometti. Archiviata quindi l'accusa anche per quest'ultimo.

La decisione è stata presa dal gip di Milano. Lo ha reso noto ieri il legale di Comi, l'avvocato Gian Piero Biancolella. La Procura alcuni mesi fa aveva stralciato questo filone d'inchiesta e aveva appunto fatto richiesta di archiviazione. Ora l'imputazione cade. L'ex parlamentare europea, si legge in una nota, «ha appreso con soddisfazione che l'accusa di aver ricevuto finanziamenti illeciti disposti dal presidente Bonometti è stata archiviata». Per Comi resta aperto un altro filone legato alla vicenda «Mensa dei poveri», approdato all'udienza preliminare davanti al gup Natalia Imarisio con oltre cento persone imputate e tuttora in corso. Le accuse qui per lei sono di corruzione, truffa al Parlamento europeo e false fatture. Bonometti al contrario non è coinvolto in altre vicende giudiziarie. L'imputazione definitivamente caduta ieri era relativa a due consulenze pagate 31mila euro dall'industriale bresciano a Comi e che, secondo l'iniziale ipotesi dei pm riportata anche nell'ordinanza di arresto (ai domiciliari) del novembre 2019 a carico dell'ex eurodeputata, sarebbero servite in realtà per finanziare la campagna elettorale dell'esponente azzurra. L'accusa sosteneva che quelle consulenze fossero «frutto di un collage di articoli» già comparsi online.

A proposito del ruolo di Lara Comi nel caso Mensa dei poveri, il presunto sistema di mazzette, appalti, nomine pilotate e finanziamenti illeciti in Lombardia intorno al «burattinaio» Nino Caianiello, e parlando dell'udienza di due giorni fa, l'avvocato Biancolella spiega di aver «illustrato i motivi e i documenti che consentono, pur in presenza dei limiti di valutazione del giudice dell'udienza preliminare, che questi pronunci sentenza di non luogo a procedere». In particolare ha sottolineato «le molteplici contraddizioni intrinseche che si rinvengono nelle dichiarazioni di chi l'ha accusata, contrastate anche da documenti, e che documentalmente è stata anche provata l'insussistenza di tutti gli addebiti mossi».

L'accusa di corruzione e fatture false è mossa in relazione a un contratto di consulenza per 21mila euro, formalmente affidato dall'ente Afol all'avvocato Maria Teresa Bergamaschi, in cambio, secondo i pm, della «retrocessione» con la regia di Caianiello di 10mila euro all'ex dg Afol Giuseppe Zingale (che era finito in carcere). Infine i presunti episodi di truffa al Parlamento europeo. Comi avrebbe stipulato contratti con «assistenti» per incassare pagamenti dall'Europarlamento per prestazioni rimaste solo sulla carta.

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