«Da grande voglio fare il posto fisso», diceva un piccolo Checco Zalone. Quello andato in scena al Comune di Reggio Calabria non è un film. L'amministrazione a caccia di dipendenti ha deciso di pescare in una vecchia graduatoria degli Ospedali Riuniti, e ci ha trovato - pensa un po' - un suo assessore in carica, Irene Calabrò. «Non scatterà per una firma mancata», dicono. Anche fosse, non sarebbe comunque né etico né legale, anzi nasconderebbe un sistema consolidato: fai il concorso fuori città poi ti ripeschiamo. Il sindaco Pd Giuseppe Falcomatà, figlio dell'ex primo cittadino Italo, che dice? Nulla, è sospeso per la legge Severino dopo una condanna. Anche lui ha vinto un concorso, al Comune di Milano. Sua sorella per un altro concorso pilotato proprio agli Ospedali Riuniti (ora si chiama GOM) è finita sui giornali assieme al marito Demetrio Naccari Carlizzi, ex delfino del suocero.
Lo scandalo l'hanno scoperto quei segugi del Movimento sociale - Fiamma Tricolore. I giornali locali ne hanno parlato, poi amen. D'altronde, la Calabria è come il Fight Club, le notizie si fermano all'autogrill di Sala Consilina. Nell'elenco ci sarebbero figli, parenti e affini della Reggio bene, come due cugine di Nicola Irto, appena eletto numero uno del Pd in Regione. Il dossier è in Procura, dove si indaga su un altro scandalo firmato Pd. Quello dei brogli, consumati nel seggio del quartiere a più alta densità mafiosa. Il dominus per i pm era l'ex assessore dem Antonino Castorina, che con la complicità di dipendenti e presidenti di seggio infedeli, si sarebbe guadagnato l'elezione in Comune col voto di inconsapevoli anziani e persino di qualche morto, aumentando artatamente il numero dei votanti e facendo fuori quel rompiscatole di Klaus Davi, non eletto per uno zero virgola. Azzerare una consiliatura col sindaco condannato e l'assessore accusato di brogli, con l'ombra di un altro concorso, quello (esterno) in associazione mafiosa? Fosse di destra sì, invece la Prefettura fa spallucce. In città (e in Procura) si parla solo del costoso rifacimento di Piazza de Nava, una volta tutelata dalla Sovrintendenza che oggi ha misteriosamente cambiato idea. Il rischio, secondo la Fondazione Mediterranea, è di riscrivere la Storia. Peraltro, sotto la piazza ci sarebbe un'antichissima necropoli, alla prima ruspa salterà fuori un teschio e si fermerà tutto. È già successo. Qualche anno fa durante uno scavo a Piazza Garibaldi spuntò una meravigliosa tomba dell'età romana.
Forse quella di Giulia, la sventurata figlia di Augusto, esiliata a Reggio e morta nel 14 d.C. pare avvelenata dall'imperatore Tiberio che di lei era stato il poco amato e cornuto marito. La tomba è stata ricoperta quasi subito. Nella città che fa votare i morti, trovarsi Giulia sindaco sarebbe un attimo.
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