Conclave Forza Italia aspettando il leader. Sui migranti sponda di Metsola e Weber: "Non vi lasciamo soli"

Aperta la due giorni nel segno dell'orgoglio. Tajani: "Siamo leali, ma con la nostra identità". I presidenti del Parlamento Ue e del Ppe: "Degli sbarchi deve farsi carico tutta l'Europa. Standing ovation per Dalla Chiesa e la Chinnici.

Conclave Forza Italia aspettando il leader. Sui migranti sponda di Metsola e Weber: "Non vi lasciamo soli"

Le bandiere. I video e i battimani. Poi, loro, i giovani: tanti, tantissimi, arrivati agli East End Studios della periferia milanese. Chi scommette sul declino di Forza Italia dovrà fare i conti con questi ragazzi dalle facce perbene che scattano selfie, si abbracciano e ascoltano i big in un pomeriggio lungo come una maratona.

C'è l'attesa per quel che dirà Silvio Berlusconi oggi, ma c'è anche molto fermento, perché nell'era della volatilità trent'anni di storia equivalgono a radici profonde nel terreno fertile del riformismo. «Siamo garantisti, siamo cristiani, siamo riformisti», scandisce le parole dal palco il ministro degli Esteri Antonio Tajani, qui nelle vesti di moderatore della kermesse. La ricetta è sempre la stessa del '94 e si percepisce che la fedeltà agli ideali non è una battaglia di retroguardia, ma il passaporto per entrare nel futuro.

Tajani chiarisce subito la questione: «Siamo leali, seri e affidabili ma vogliamo conservare sempre la nostra identità». Insomma, oggi non si parla del partito unico, se mai ci sarà sul sempre evocato modello americano, ma della coalizione che sta a Palazzo Chigi e dell'esperienza azzurra che, a dispetto di fughe e polemiche, continua ad essere attrattiva. Ancora di più in un quadro politico frammentato: Renzi e Calenda, la grande alternativa, passano il tempo a litigare e il progetto del Terzo Polo è finito nel freezer, il Pd di Elly Schlein vira a sinistra e insomma lo spazio per giocarsela c'è tutto.

Dunque, Forza Italia sta al governo, ma non rinuncia a far sentire la sua voce e la sua sensibilità nel rapporto con gli alleati. La stessa partita si gioca in Europa, dove per l'anno prossimo si profila un cambio di alleanze e potrebbe cimentarsi l'asse fra Conservatori e Popolari. «Il prossimo anno - prosegue Tajani - ci saranno le elezioni europee, possiamo lavorare a costruire una maggioranza alternativa all'attuale in modo da avere anche in Europa un bipolarismo e si possano scegliere i valori. Si può fare una scelta solo con un Partito popolare forte». A spanne, l'Europa di centrodestra come l'Italia di destracentro.

Suggestioni. E l'ambizione di una svolta che trova due interlocutori prestigiosi che fanno sponda. Roberta Metsola, presidente del Parlamento europeo, manda un video in lingua italiana in cui non gira intorno ai problemi ma va dritta al punto: «Quello delle migrazioni è un fenomeno di cui si deve far carico tutta l'Unione, non solo i paesi di frontiera. L'Italia non può farcela da sola». Sulla stessa linea, quasi in fotocopia, il presidente del Partito popolare europeo Manfred Weber che invece preferisce l'inglese: «L'Italia non può più essere lasciata sola. Dobbiamo proteggere in modo migliore le nostre frontiere esterne e non lasciare che siano i trafficanti di esseri umani a decidere chi entra in Europa». Poi Weber scalda la platea anticipando il possibile scenario del 2024: «Il modello italiano è particolarmente interessante per il Ppe. Una cooperazione proficua fra famiglie politiche, fondata su valori comuni e sulla volontà di lavorare insieme per il bene di tutti i cittadini». Chissà.. Certo, questa è l'ora dell'orgoglio, non dei rimpianti.

Ci sono tutti, aspettando oggi il verbo del fondatore. Cinque ministri: oltre a Tajani, Anna Maria Bernini e Paolo Zangrillo nella prima giornata, Elisabetta Alberti Casellati e Gilberto Pichetto Fratin nella seconda, e poi a cascata viceministri, sottosegretari, parlamentari, amministratori locali e militanti. Certo, il padrone di casa è Tajani ma in prima fila e nei padiglioni trovi anche i protagonisti dell'altra corrente, appena ridimensionata negli organigrammi interni: Licia Ronzulli, che solo la sera prima ha rappresentato Fi nel salotto di Bruno Vespa, e poi Alessandro Cattaneo e Giorgio Mulè.

Non manca nessuno e anzi si vedono facce nuove. Rita Dalla Chiesa e Caterina Chinnici raccolgono la standing ovation mano nella mano e l'immagine è uno spaccato di storia italiana ma anche un inedito che forse è un caso ma forse no: Chinnici, figlia di Rocco Chinnici, magistrato ucciso da Cosa nostra proprio come Carlo Alberto Dalla Chiesa, è una europarlamentare appena uscita dal Pd di nuovo conio e approdata fra i vessilli del berlusconismo.

Una crepa aperta nella sinistra dei diritti civili e dell'armocromismo. Ci sono pure alcuni calciatori rimasti nel cuore di tanti tifosi: Beppe Dossena e Antonio Cabrini che partecipano a un panel guidato da Giuseppe Incocciati, un passato rossonero e un presente da opinionista.

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