Il concordato preventivo biennale punta a un incasso compreso fra i 2 e i 3 miliardi di euro l'anno per il periodo 2024-2025. Se le adesioni fossero particolarmente elevate, il gettito potrebbe aumentare fino a 4 miliardi. Per raggiungere l'obiettivo fissato da governo e maggioranza la settimana prossima si darà luce verde all'emendamento al dl Omnibus sul ravvedimento speciale 2018-2023 presentato da Fausto Orsomarso (Fdi), Dario Damiani (Fi) e Massimo Garavaglia (Lega). In buona sostanza, se la proposta fosse approvata, si potranno sanare eventuali omissioni di versamento nei sei anni di riferimento con un'aliquota variabile crescente al decrescere rispetto agli indici di affidabilità (gli Isa) e con un ulteriore sconto del 30% per il periodo Covid 2020-2021. Gli importi, da un minimo di 6mila euro, saranno rateizzablli in 24 mensilità. «Sarà il Parlamento a decidere», ha detto ieri il viceministro dell'Economia, Maurizio Leo, partecipando a un evento del Sole. «C'è grande interesse», ha assicurato, «ma se il contribuente non considera congrua la proposta e non aderisce entrerà in una lista selettiva» e «se non ha correttamente dichiarato i propri redditi, sarà sottoposto ad accertamento». Di qui la scelta della maggioranza di agevolare il più possibile l'adesione al concordato la cui scadenza è fissata al 31 ottobre. Sono, infatti, circa 4 milioni le partite Iva che possono siglare il patto con il Fisco che consente di pagare le imposte senza timori di controlli improvvisi.
«È una proposta che nasce dal confronto con gli ordini professionali e con le imprese su cui le opposizioni hanno fatto inutilmente polemica», spiega Fausto Orsomarso, uno degli estensori dell'emendamento (ieri ne ha presentato un altro, che è stato segnalato relativa a uno sconto del 50% sull'indebito utilizzo dei crediti d'imposta ricerca e sviluppo). Con questa innovazione «le aziende possono stare tranquille, però devono pagare le tasse», aggiunge. Insomma, tranquillità con esclusione dagli accertamenti delle Entrate in cambio di fedeltà nei confronti dell'amministrazione. «Siamo convinti di raggiungere l'obiettivo, che è importante, sempre proseguendo nello spirito della riforma fiscale, cioè del fisco amico, vicino al contribuente», sottolinea Dario Damiani, firmatario dell'emendamento.
Avere garanzia di maggiori entrate in virtù dell'adesione al concordato (già migliorato nello scorso luglio con la flat tax incrementale) non solo migliorerebbe i saldi di finanza pubblica ma, soprattutto, consentirebbe di creare ulteriore margine di manovra per finanziare l'abbassamento dell'Irpef. L'obiettivo è ridurre le aliquote dal 35% al 33% per i redditi tra 28mila e 50mila euro e «magari spingerci un po' in là con l'aliquota del 43%, portandola sopra 60.000 euro di reddito», ha illustrato ieri Leo, ma «tutto dipende dalle risorse»: servono «tra 2,5 e 4 miliardi di euro». Il buon andamento dei conti lascia ben sperare: lo dimostra l'anticipo a dicembre del bonus Befana da 100 euro previsto dal dlgs Irpef.
«Siamo riusciti ad anticiparlo grazie al fatto che le entrate stanno andando bene», ha annunciato Leo, che ha confermato anche l'entità di «100 euro netti senza tassazione». Atteso a breve l'emendamento ad hoc al dl Omnibus. La prossima settimana via ai voti in commissione per arrivare presto in Aula.
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