Concordato, ecco come sarà lo sconto

Aliquote tra il 10 e il 15% per fare la pace con l'erario. Parola fine sul redditometro

Concordato, ecco come sarà lo sconto
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Il governo sceglie la stilografica del Fisco «amico» per correggere il Concordato preventivo e cancellare definitivamente il Redditometro. Il trait d'union tra le due misure, ancora fresche d'inchiostro dopo il definitivo via libera deciso dal cdm di venerdì, è ben visibile nel volume in cui l'esecutivo sta riscrivendo le regole del rapporto tra Stato e cittadino.

Partiamo dal Concordato preventivo, che rappresenta una sorta di «patto» con l'erario e che coinvolge l'ampio insieme dei lavoratori autonomi e dei forfettari. La misura, come anticipato da il Giornale, concede uno «sconto» ai contribuenti che aderiscono al patto in cambio del sostanziale azzeramento dei controlli per un biennio: 2024 e 2025. Per chi accetterà il Concordato, assumendosi il rischio di pagare probabilmente di più che in passato malgrado l'incognita della ripresa in corso, scatterà infatti una sorta di flat tax «meritocratica» compresa tra il 10 e il 15 percento. A conti fatti, quindi, molto meno rispetto a un'aliquota marginale standard che in certe condizioni sfonda il 40 percento. Il beneficio aumenterà però in modo direttamente proporzionale alla condotta del singolo contribuente o meglio al suo Indice di affidabilità fiscale (Isa). La Partita Iva, che in fondo è imprenditore di se stesso, dovrà pagare il 10% se ha un voto tra 8 e 10, il 12% se l'Isa è tra 6 e 8, per arrivare al 15% nel caso risulti invece «insufficiente» agli esami con l'erario (Isa sotto al 6). Misure similari sono previste per i forfettari e per le start up innovative, con aliquote rispettivamente al 10 e al 3 percento.

Fisco amico a parte, qual è il razionale dello sconto incorporato nel Concordato? Sebbene i conti pubblici siano al sicuro, come confermano gli oltre 24 miliardi di extra-gettito emersi dall'assestamento di fine giugno, occorrono fondi per confermare gli sgravi contributivi e previdenziali varati nel 2023 che assorbono più o meno 30 miliardi. Da qui l'idea di rendere più appetibile il patto con l'Agenzia delle Entrate nella speranza di dare una spinta a adesioni finora rimaste al palo: a metà luglio il dato si attestava attorno al 2%, ma c'è tempo fino al 31 ottobre. Per lo stesso motivo sono state sforbiciate le aliquote dell'acconto da riconoscere all'erario a novembre ed è stato abbassato a 5mila euro il «muretto» del debito tributario pregresso che preclude l'accesso al Concordato. Quanto invece all'obiettivo è prossimo a 2 miliardi l'incasso atteso dal ministero dell'Economia guidato da Giancarlo Giorgetti, che in ogni caso ha già escluso la necessità di una manovra bis per rispondere alla Procedura di infrazione avviata da Bruxelles. Un aiuto in tal senso può arrivare anche dalla proroga decisa per la Rottamazione quater.

Come detto, con il medesimo piglio insieme conciliante verso il contribuente che sbaglia e severo con chi sgarra in modo seriale il consiglio dei ministri ha scritto la parola «fine» all'idea di dissotterrare il Redditometro.

Una misura impopolare, che fin dal nome trascinava le sinapsi, come neppure saprebbe fare la madeleine di Proust, verso l'odiato «Grande Fratello Fiscale». Prenderà il suo posto una sorta di «evasometro», ancora da calibrare da parte del vice ministro Maurizio Leo, che quasi di certo sarà applicato ai soli casi limite, come la completa omessa dichiarazione dei redditi.

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