La condanna dell'ultimo nazista oggi 93enne. Guardia di un lager a 17 anni: non va in cella

Accusato nel concorso in 5.232 omicidi, Dey ha negato le sue responsabilità

La condanna dell'ultimo nazista oggi 93enne. Guardia di un lager a 17 anni: non va in cella

Berlino Due anni di detenzione per concorso in omicidio. Questa la sentenza emessa dal Tribunale minorile di Amburgo nei confronti di Bruno Dey, di anni 93 di età. La discrepanza fra le competenze della corte e l'età anagrafica del condannato è dovuta alla natura del delitto commesso dall'uomo nato nel 1926. Nel 1943, all'età di 17 anni, Dey era inquadrato nella Wehrmacht e operava come guardia nel lager di Stutthoff (oggi Sztutowo) in Polonia, 35 chilometri ad est di Danzica. Attivo già dal 1939, Stutthoff è stato il primo campo di concentramento nazista situato fuori dalle frontiere del Reich. In principio dedicato all'assassinio dei dissidenti polacchi e norvegesi, il campo crebbe passando dai 3.500 prigionieri del 1940 ai 57mila nel 1944. Nel corso degli anni il Konzentrationslager divenne prima un campo di lavori forzati dove gli internati morivano di stenti o di tifo. Nel 1943 fu poi installata una camera a gas e Stutthoff divenne parte integrante della «soluzione finale», lo sterminio degli ebrei.

Le immagini in arrivo da Amburgo mostrano Dey arrivare nell'aula del tribunale su una sedia a rotelle e il volto coperto da un foglio di carta. La procura ha contestato all'ex militare tedesco il concorso in 5.232 omicidi. Dey ha assistito alle testimonianze di alcuni sopravvissuti e dei loro famigliari il processo è iniziato a fine 2019 e alcune deposizioni sono state raccolte prima dell'epidemia di coronavirus. Contro di lui ha testimoniato fra gli altri la 90enne Rosa Bloch, oggi cittadina israeliana, poco più di una bambina quando con la madre fu rastrellata dai nazisti nel ghetto di Kaunas (Kovno) in Lituania. «Al mio arrivo a Stutthoff vidi una montagna di scarpe: ero certa che non ne sarei uscita viva». Dey ha assistito ai lavori processuali alla fine dei quali ha dichiarato: «Oggi vorrei scusarmi con le persone che hanno dovuto subire questa follia e con i loro famigliari: una cosa del genere non deve accadere mai più». Allo stesso tempo il 93enne non ha riconosciuto le proprie responsabilità e il suo avvocato, Stefan Waterkamp, ha tentato di convincere la corte che il suo ruolo fosse del tutto marginale. Di più. Dey ha spiegato che se avesse potuto avrebbe cercato una via di uscita. «Non è vero - gli ha risposto il giudice Anne Meier-Göring -. Lei non ha cercato una via di uscita e lei si vede solo come spettatore» delle atrocità di Sutthoff. Dey ha anche affermato che lui «non sapeva» che gli internati venissero uccisi, ottenendo una nuova reprimenda della Meier-Göring. «Certo che lei sapeva di cosa morissero: morivano dell'inferno sulla terra a Stutthoff». In ragione dell'età avanzata del condannato la pena è stata sospesa.

Parlando alla DeutscheWelle, l'avvocato Stefan Lode, ha espresso nondimeno soddisfazione: «A nessuno interessa vedere un anziano in carcere». Meno soddisfatto si è detto l'avvocato Christoph Rückel, per il quale resta comunque importante che un tribunale tedesco abbia condannato l'ex guardia nazista.

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