Una storia atroce. Un padre che violenta la figlia. Quell'uomo ha scontato la pena e oggi è libero e resta nel nostro Paese, anche se non ha alcun titolo per stare in Italia. È un clandestino e dovrebbe essere rimpatriato nel Salvador, ma le procedure si sono inceppate, l'espulsione è rimasta sulla carta e dopo un passaggio nei cpr di Milano e Gradisca d'Isonzo, almeno per ora questo signore è riuscito ad evitare l'allontanamento. Un copione che si ripete: molti Paesi non collaborano con le nostre autorità e così migliaia di irregolari restano in strada, ai margini della società.
I Cpr sono un po' un tentativo di colmare la distanza fra quello che dovrebbe essere e quello che realmente accade. Migliaia di persone sono in una sorta di limbo: sono clandestine, ma non se ne vanno. Vengono espulse ma rimangono in Italia. Nei Cpr si cerca di concentrare, anche se per un periodo limitato -4 mesi ora portati a 18- i soggetti più pericolosi. Si spendono energie per velocizzare le pratiche e imbarcare quelle persone su un aereo. Non sempre ci si riesce, ma il Cpr riduce almeno per un po' la possibilità che il soggetto in questione sparisca dalla circolazione. «Più del 50 per cento delle persone che entrano nei Cpr viene rimpatriata e il 70 per cento dei rimpatri passa per il Cpr», sintetizza il sottosegretario all'interno Nicola Molteni (nella foto).
La partita a scacchi di Ezequiel con l'Italia inizia molto prima. Nel 2007, quando ha vent'anni, atterra a Malpensa come un normale turista insieme alla moglie e alla figlioletta di due anni.
Ma quello, purtroppo, è solo l'incipit. Già nel 2008 si scopre che è caduto nella rete della malavita. Lo denunciano per spaccio di stupefacenti. Ed è solo l'inizio. Ezequiel si dedica ad attività criminali e viene monitorato, ma il peggio, l'orrore, deve ancora arrivare. Intanto, il visto turistico con cui era entrato in Italia è scaduto, la sua posizione diventa irregolare. Di fatto è un clandestino. Si arriva al 2015 e questa volta le denunce non bastano: lo arrestano perchè ha usato violenza con la figlia che ha solo dieci anni. Il tribunale di Lecco lo condanna a 5 anni e 8 mesi, pena confermata dalla corte d'appello di Milano.
Il destino di Ezequiel è segnato: il ragazzo educato degli inizi non c'è più. Ora è un criminale dai modi aggressivi: a gennaio del 2023 lo accompagnano al cpr di Milano dove compie gesti di autolesionismo. Da Milano viene trasferito in Friuli, a Gradisca d'Isonzo: dovrebbe essere l'ultima tappa prima dell'inevitabile ritorno a casa, in Salvador. L'uomo ha un curriculum criminale di tutto rispetto, ha causato gravi traumi alla figlia, è un clandestino e l'unica soluzione dovrebbe essere rispedirlo indietro. Non ha più chance, ma nel nostro Paese non si può mai dire. E poi i tempi sono contingentati: non si può tenere bloccata una persona in queste strutture ad oltranza. Il 27 febbraio Ezequiel lascia il Cpr per decorrenza dei termini. Game over. Ezequiel torna ai suoi affari, anche se in Italia non dovrebbe più restare.
L'hanno espulso, ma l'espulsione è solo un pezzo di carta. I clandestini sono circa mezzo milione, forse qualcosa in più. I rimpatri poche migliaia: «Quest'anno - aggiunge Molteni - speriamo di arrivare a cinquemila rimpatri. Sarebbe un record». Per Ezequiel però il conto alla rovescia si è interrotto: non si è riusciti a farlo partire e purtroppo il suo non è un caso isolato.
L'alternativa ai cpr è spesso una vita ai confini dell' illegalità.Lo Stato peró non si dà per vinto. Hammadi, il marocchino che aveva ucciso la moglie e di cui aveva parlato il Giornale martedì scorso, è stato fermato e accompagnato di nuovo in un cpr. Si spera sia la volta buona.
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