Condannato, senza se e senza ma. Il sindaco di Alassio Enzo Canepa è finito nei guai per un'ordinanza emessa l'estate del 2015. Per proteggere i propri cittadini aveva siglato un provvedimento che vietava "l'ingresso sul territorio alassino a migranti sprovvisti di certificato sanitario che attesti l'assenza di malattie infettive e trasmissibili". Adesso dovrà sborsare 3.750 per aver tutelato i propri cittadini.
Nell'estate del 2015 espleva, per la prima volta, l'emergenza immigrati a Ventimiglia. La Francia aveva da poco bloccato il passaggio al confine e gli immigrati bivaccavano, giorno e notte, sugli scogli. Le forze di polizia avevano segnalato, in più di un'occasione, casi di scabbia. Da qui la scelta di Canepa di blindare Alassio. Ma quell'ordinanza, che vietava "l'ingresso sul territorio alassino a migranti sprovvisti di certificato sanitario che attesti l'assenza di malattie infettive e trasmissibili", gli è costata cara. Contro di lui si sono schierate alcune associazioni che difendono gli immigrati. Hanno presentato subito un esposto a cui il gip del tribunale di Savona ha dato ragione condannando il primo cittadino per "discriminazione razziale".
"Lo rifarei altre mille volte per tutelare i miei cittadini - spiega Canepa a Libero - una cosa è certa: abbiamo impugnato quella sanzione penale". Con il legale Giorgio Cangiano, sindaco della vicina Albenga e vicino al Pd, ha deciso di non patteggiare ma di discutere la questione in un'Aula di tribunale. "Volevo difendere le ragioni dell'amministrazione - continua il primo cittadino di Alassio - e del provvedimento che non aveva nulla di razzista" . Adesso si opporrà alla sanzione di 3.750 euro comminata dal tribunale di Savona.
"Sono un amministratore che ha a cuore la salute dei suoi cittadini - conclude Canepa - quella è un'ordinanza a tutela di tutti, nel rispetto di informare anche i nuovi arrivati della loro condizione di salute, e al contempo tutelare i residenti e gli altri ospiti della città".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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