Le confessioni di Fedez. "Ho paura di morire"

Il cantante pubblica gli audio con lo psicologo. Il messaggio: normale provare certe sensazioni

Le confessioni di Fedez. "Ho paura di morire"

In fondo riesce sempre a prendersi la scena. Quello di Fedez è un caso che diventerà giurisprudenza nel nuovo codice della comunicazione che si sta (ri)scrivendo in questi anni. Ieri, sfruttando lo strumento più volatile di tutti, ossia le stories di Instagram che durano 24 ore, è ritornato nel campo più difficile di tutti: la malattia. Ha pubblicato parte della sua conversazione con lo psicologo nel giorno in cui ha saputo di avere un tumore neuroendocrino al pancreas. Un momento spaventoso per chiunque faccia i conti con qualcosa di incalcolabile: la paura di morire. Dopo la diagnosi, per il rapper 32enne sono arrivati l'operazione, la degenza, il ritorno a una normalità sempre zavorrata dal terrore. E ora la voglia di fare i conti (in pubblico) anche con lo spaventoso e addolorato smarrimento che avvolge tutti i malati gravi. «Non so perché oggi ho deciso di riascoltare la seduta fatta dallo psicologo - ha spiegato -. Un solo pensiero riusciva a devastarmi più della paura della morte: non essere ricordato dai miei figli. Beh, oggi mi chiedo se tutto questo mi sia stato realmente d'insegnamento. Perché l'essere umano tende a rimuovere, dimenticare. Non voglio dimenticare che le cose importanti non sono cose». Nell'audio Fedez singhiozza dicendo tra l'altro «non voglio morire, non voglio morire, ho paura che i miei figli non si ricorderanno neanche di me». Ascoltarlo è straziante e, per fortuna, poche settimane dopo Federico Leonardo Lucia in arte Fedez parla soprattutto di altro, dei figli e della moglie Chiara, del suo nuovo singolo La dolce vita con Tananai e Mara Sattei (che nella linea melodica a qualcuno fa tornare in mente The loco motion, portata al successo per la prima volta da Little Eva nel 1962) e di tutti gli altri progetti nei quali costantemente si imbarca sin da quando ha speso appena 500 euro per fare il primo disco del 2011, Penisola che non c'è. Insomma, nonostante la cicatrice che si allunga sul ventre tra i tatuaggi, Fedez è ritornato alla sua anormale anormalità fatta di tanti social, apparizioni radio (bella quella su Rtl 102.5) e costanti accenni polemici. Soprattutto, conferma la strepitosa capacità di polarizzare il dibattito. Anche in questa vicenda dolorosa e intima, Fedez ha spaccato in due l'opinione pubblica. Da una parte chi condivide il suo desiderio di rendere partecipi i fan dei suoi travagli e non soltanto delle gioie spensierate. Dall'altra parte c'è chi vorrebbe più riservatezza e meno spettacolarizzazione del dolore. Una «dicotomia esistenziale» che richiama il parere non soltanto dei fan ma pure degli esperti che da anni dibattono sul rilievo simbolico di queste posizioni. Ieri lui ha detto: «Prendete queste mie esternazioni come meglio credete: voglia di condividere, manie di protagonismo, o narcisismo fine a se stesso. Non me ne frega molto. Vorrei solo che chi sta affrontando una situazione simile sappia che è normale provare determinate sensazioni. Non siete soli, non siete strani».

Per Massimo Di Giannantonio, presidente della Società italiana di psichiatria interpellato dall'Ansa, quello del rapper è «un atto di coraggio» e «rappresenta una condivisione del dolore ma anche, e soprattutto, una forma del tutto particolare di educazione sanitaria nei confronti di altri malati che, al contrario di un personaggio come Fedez, pur vivendo la stessa situazione possono avere meno strumenti per elaborare l'impatto e le conseguenze psicologiche della malattia che si trovano a dover affrontare».

Di certo Fedez illumina uno squarcio di realtà solitamente rinchiuso nella privatezza di ciascuno e quindi tanto di cappello. Ma quanto possa essere utile ad altri malati, beh, qui il dibattito è destinato a continuare.

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