Confindustria tifa per Draghi e ritira l'appoggio a Gualtieri

Nelle consultazioni gli imprenditori si ricompattano sulla linea dell'ex capo della Bce. Sindacati all'attacco

Confindustria tifa per Draghi e ritira l'appoggio a Gualtieri

«Abbiamo espresso al presidente incaricato il nostro più convinto sostegno all'azione che dovrà intraprendere e la viva speranza che il consenso parlamentare sia ampio e solido. C'è molto da fare e bisogna farlo presto e bene». Il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, ieri al termine dell'incontro con Mario Draghi ha sostanzialmente manifestato l'adesione di Viale dell'Astronomia al programma dell'ex capo della Bce.

Il leader degli imprenditori ha elencato a Draghi tutti capisaldi dell'azione politica di Confindustria: dal Recovery Plan alla riforma della Pa passando per «la necessità di una grande alleanza pubblico-privato per moltiplicare gli investimenti e concentrarli laddove più servono alla ripresa del Paese». Il presidente del Consiglio incaricato ha ascoltato con attenzione, conscio che da un ventennio un esecutivo non può contare su un simile endorsement da parte della spina dorsale della produttività del Paese.

E però l'incontro tra Bonomi e Draghi riporta alla mente l'ultima intervista a Mezz'ora in più concessa dal presidente di Confindustria nella quale si era personalmente speso per la riconferma di Roberto Gualtieri al ministero dell'Economia. Nonostante sia un europeista convinto, la storia del titolare piddino di Via XX Settembre è assai distante da quella di Draghi. Poiché Bonomi è persona di saldi principi, il repentino mutamento di opinione ha destato qualche sospetto negli ambienti romani. Secondo fonti bene informate, si tratterebbe di un mero incidente di percorso, domenica 31 gennaio il presidente di Confindustria, nonostante l'esplorazione di Fico fosse «difficoltosa», è stato convinto che comunque si sarebbe formato un Conte-ter o un esecutivo a trazione Pd e, per non lasciare politicamente scoperta Confindustria, ha deciso per l'endorsement a Gualtieri. Prontamente ritirato ieri per compattare tutta la base della confederazione.

E Confindustria ha bisogno di non scomporsi perché ieri i sindacati sono tornati all'attacco con Draghi presentando un elenco di richieste portato avanti da Landini, Furlan e Bomardieri: conferma del blocco dei licenziamenti, prolungamento della cassa Covid, rafforzamento del sistema sanitario e coinvolgimento per il Recovery Plan. La Cgil ha pure aggiunto lo ius soli. Temi su cui però Draghi non ha scoperto le carte. «Sbloccare i licenziamenti senza alcuna riforma degli ammortizzatori sociali significa centinaia di migliaia di lavoratori che rischiano la disoccupazione», ha spiegato Annamaria Furlan chiedendo «tempi brevi» di proroga per non strappare con Confindustria. «Rivendichiamo che il mondo del lavoro possa essere messo nelle condizione di diventare un protagonista», ha chiosato Landini.

Il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, ha invece ricordato che «rischiano la chiusura oltre 300mila imprese di commercio, ristorazione, turismo, cultura, servizi e trasporti: quindi ristori tempestivi e adeguati alle effettive perdite di fatturato e proroga della cassa Covid». Anche il presidente dell'Abi (banche), Antonio Patuelli, ha chiesto che «i sostegni vengano ridotti gradualmente», perché la crisi delle imprese si tradurrebbe in aumento delle sofferenze bancarie.

L'Ania con il presidente Maria Bianca Farina ha messo l'accento sugli «investimenti di medio/lungo termine nell'economia reale che però richiede riforme non più rinviabili». Per Draghi comporre il puzzle sarà difficile.

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