Consob: "La Borsa non è un videogame"

L'Authority: "Pericolo smartphone e social media. Trasparenza requisito irrinunciabile"

Consob: "La Borsa non è un videogame"
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Allarme Consob sul fenomeno della gamification degli investimenti finanziari. La Commissione, guidata dal presidente Paolo Savona, ha lanciato un segnale forte attraverso l'ultimo numero del Quaderno giuridico. In particolare, la Consob ha posto l'attenzione sull'effetto combinato di tecnologia e social media, che hanno profondamente trasformato la gestione finanziaria, spesso equiparandola a un videogioco.

La cosiddetta gamification (un termine di recente entrato nei nostri vocabolari corrispondente all'italiano «ludicizzazione») è una strategia di marketing molto sfruttata negli ultimi anni. Grazie alle moderne tecnologie, si sfruttano le dinamiche tipiche dei videogiochi (come premi virtuali, punteggi e notifiche accattivanti), per stimolare gli utenti a interagire sulle piattaforme, incluse quelle finanziarie. Molti investitori, attratti dalla semplicità di app per smartphone o dal consiglio di un influencer, tendono a ignorare la realtà economica delle operazioni. Nonostante il design accattivante, queste piattaforme gestiscono investimenti reali, con rischi concreti e potenziali perdite.

Un caso emblematico è quello di GameStop, che ha mostrato come la convergenza di social network, finfluencer e piattaforme gamificate possa spingere utenti inesperti a compiere operazioni guidate dall'entusiasmo collettivo, senza una reale comprensione dei meccanismi finanziari. Il titolo nel 2021 è stato oggetto di un robusto flusso canalizzato di acquisti da parte di piccoli investitori, indotti dalla piattaforma Reddit, che ne ha portato le quotazioni al massimo di 347 dollari nel gennaio di quattro anni fa. Ma una volta esaurita la bolla, chi non aveva acquistato sui minimi ha subito perdite disastrose.

Un altro caso eclatante è quello del broker Robinhood. Si tratta di piattaforme online che riscuotono molto successo per l'assenza di commissioni di negoziazione in quanto l'intermediario percepisce un compenso per l'instradamento degli ordini in favore di soggetti terzi, generalmente operanti come negoziatori per conto proprio, i Pfof (acronimo di Payment for order flow, pagamento per flusso ordini), una tecnica inventata dal tristemente noto Bernie Madoff. Questo meccanismo genera un costo indiretto per gli investitori e incentiva volumi elevati di transazioni, non necessariamente vantaggiosi per gli utenti. Come si dice nel marketing, «se è gratis, il prodotto sei tu».

È in un simile contesto che si innestano le criticità principali di questo sistema: i fininfluencer e il copy trading. Essere parte di una comunità nella quale c'è un trader - l'influencer finanziario o fininfluencer - più o meno professionale, accreditato di successi nella negoziazione, il capitale minimo da investire (sulle piattaforme Usa il volume mediano delle transazioni è di circa 240 dollari), l'assenza di commissioni, e la possibilità di compartecipare delle strategie di questi cosiddetti guru (copy trading, cioè l'invio di segnali ad hoc per replicare le strategie di acquisto o di vendita titoli) sono un bello specchietto per le allodole.

Tuttavia, osserva la Consob, molti di questi mentori non sono professionisti e potrebbero privilegiare i propri interessi economici rispetto a quelli dei follower. Gli utenti, attratti dalla promessa di guadagni facili, rischiano così di trovarsi esposti a decisioni avventate e non adeguate alle proprie possibilità finanziarie.

La Commissione non intende adottare un approccio restrittivo o paternalistico, vietando la gamification.

Al contrario, la strategia punta su una maggiore trasparenza informativa e sull'educazione degli utenti. Perché, in casi come questi, l'opacità dei flussi informativi influenza i prezzi, vanificando la stessa legge degli equilibri di mercato. Investire, ora più che mai, non è un videogioco.

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