L’avvio delle consultazioni del Capo dello Stato per la formazione del nuovo governo riporta in auge l’annoso tema dei continui cambi di casacca e la nascita di gruppi politici che spuntano fuori come funghi. In questa legislatura i parlamentari transfughi da un gruppo all’altro sono stati oltre il 40% e i gruppi misti di Camera e Senato sono tra i più numerosi di sempre.
Il ginepraio dei gruppi misti
Oggi il presidente Sergio Mattarella ha ricevuto i partiti minori e i gruppi misti di Camera e Senato a cui appartengono varie formazioni politico, anche di orientamento opposto, che, non essendo riuscite a formare un proprio gruppo, danno vita alle cosiddette “componenti del misto”. Le consultazioni sono iniziate alle 10 con il gruppo misto di Palazzo Madama, composto da 28 senatori perlopiù di Sinistra Italiana o ex vendoliani pentiti, da 3 ‘tosiani’ di Fare, da 3 ex grillini che sono passati con l’Italia dei Valori e da qualche altro pentastellato che ha creato un suo movimento o è passato con i Verdi. Chiudono la lista l’ex premier Mario Monti, il sottosegretario agli Esteri Benedetto della Vedova e il duo Bondi-Repetti che ha dato vita alla componente ‘Insieme per l’Italia’. Secondo il regolamento del Senato, infatti, ogni gruppo dev'essere composto da almeno dieci membri e chi non aderisce ad alcun gruppo viene iscritto in automatico nel Misto, all’interno del quale anche un solo senatore può dar vita a una componente. Tanto più un gruppo è numeroso e tanto più sono i finanziamenti che riceve per le spese del personale dei suoi uffici (anche se, con la riduzioni dei rimborsi elettorali, questi soldi vengono usati dai partiti per le loro campagne di comunicazione). È così che il gruppo misto, sommando le varie componenti, nel 2014, come si legge in uno studio pubblicato da Openpolis, ha ricevuto più di due milioni di euro a Palazzo Madama e circa 1,5 milioni a Montecitorio.
Proprio il gruppo misto della Camera è stato il secondo ad essere accolto da Mattarella e anche in questo caso ci si addentra in un vero e proprio ginepraio. Il Capo dello Stato ha ricevuto prima l’onorevole Pino Pisicchio in qualità di presidente di tutto il gruppo che conta ben 52 membri. Subito dopo hanno sfilato i rappresentanti delle varie componenti del Misto che, a loro volta, a cascata, ricevono dal gruppo i soldi per la gestione dei loro uffici di comunicazione come conferma al giornale.it il tesoriere Oreste Pastorelli. “Come gruppo misto diamo tra i 2200 e i 2400 euro al mese ai deputati che appartengono a una componente del gruppo misto”, spiega il parlamentare. E si tratta di una cifra considerevole dato che alla Camera è sufficiente avere la partecipazione di tre deputati per formare una componente.
La prima a salire al Colle è stata quella degli autonomisti sudtirolese e dei valdostani, si prosegue con la componente AL-Possibile che riunisce i deputati ex grillini di Alternativa Libera con i civatiani usciti dal Pd rappresentati da Massimo Artini e da Pippo Civati. Poi è stata la volta della delegazione dell’Udc che pochi giorni fa è uscita dal gruppo di Area Popolare che aveva formato con gli alfaniani di Ncd ma da cui si è distaccata perché contraria all’ipotesi di elezioni anticipate, ventilata dal ministro dell’Interno a ‘Porta a Porta’. A seguire è arrivata la componente USEI-IDEA che riunisce la deputata eletta all’estero Renata Bueno e tre esponenti del partito di Gaetano Quagliariello, Identità e Azione, che ha fondato dopo essere uscito da Ncd. Il gruppo misto ha concluso la sua passerella con tre componenti che, a prima vista, sembrano male assortite. Gli esponenti del movimento di Flavio Tosi, alla Camera, si sono chiamati Fare-Pri. Un simile matrimonio è stato possibile perché, sempre secondo i regolamenti parlamentari, una componente può nascere solo se rappresenta una minoranza linguistica (come nel caso dell’Svp) oppure, come in questo caso, se vi sono dei deputato che rappresentano “un partito o un movimento la cui esistenza, alla data di svolgimento delle elezioni per la Camera dei deputati, risulti in forza di elementi certi e inequivoci”, come il Partito Repubblicano. Per questo stesso motivo è potuta nascere anche la componente Psi-Pli che riunisce socialisti e liberali, un paradosso politico che nella Prima Repubblica non si sarebbe mai visto. Chiude il cerchio la componente Movimento Partito Pensiero e azione (PPA-Moderati).
I partiti minori che partecipano alle consultazioni
Concluso il circo dei gruppi misti, si è passati ai gruppi dei partiti minori. Il primo è Fratelli d’Italia che è potuto nascere pur avendo soltanto 10 membri in virtù del fatto che quello di Giorgia Meloni è un gruppo che si è presentato alle elezioni “con il medesimo contrassegno, in almeno venti collegi” e con “proprie liste di candidati” che hanno “ottenuto almeno un quoziente in un collegio ed una cifra elettorale nazionale di almeno trecentomila voti di lista validi”, come recita il regolamento dell’Aula di Montecitorio. In soldoni, sempre secondo Openpolis, nel 2014 il gruppo dei ‘meloniani’ ci è costato circa 450mila euro, mentre ‘DeS-Cd (Democrazia Solidale-Centro democratico) che unisce deputati ex montiani con il partito di Bruno Tabacci, ha preso più di 1milione e 110mila euro.
Sempre nel pomeriggio sono saliti al Colle i rappresentanti dei senatori di Gal, Grandi Autonomie e Libertà, un gruppo che riunisce i centristi antigovernativi, ex grillini ed ex leghisti e che è nato pochi mesi dopo le elezioni del 2013 a seguito delle liti con i vendoliani in seno al gruppo misto. In soldoni, il Senato nel 2014 ha speso per il Gal ben oltre 840mila euro. Ancora più curiosa è la recentissima nascita, alla Camera, dei ‘Civici e Innovatori’, gli ex montiani che non hanno seguito la linea del segretario di Scelta Civica, Enrico Zanetti che ha dato vita a un nuovo gruppo con i verdiniani e che sarà accolto domani da Mattarella.
Oggi, invece, le consultazioni del presidente della Repubblica si sono chiuse con la rappresentanza dei senatori di 'Per le Autonomie (Svp-Uv-Patt-Upt)-Psi-Maie', con i Conservatori e Riformisti di Raffaele Fitto (che solo a Montecitorio sono riusciti a fare gruppo a sé) e la Lega Nord che, tra Camera e Senato, nel 2014 è costata meno di 2milioni di euro.
Il Senato, invece, ha destinato più di 912 mila euro agli autonomisti e ai socialisti, mentre non si hanno ancora le cifre per i deputati di Cor ma, per farci un’idea di quanto ci costeranno, basti pensare che due anni fa la Camera ha speso mediamente 47mila euro per ogni membro. In pratica basterebbe riformare i regolamenti parlamentari per ottenere risparmi maggiori di quanto ne prevedeva la riforma costituzionale targata Renzi-Boschi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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