Incrementare la flotta di bus delle aziende di trasporto pubblico nel periodo di emergenza Covid ingaggiando bus privati con conducente. Allungare a 16-18 ore l'apertura di negozi e attività commerciali. Incrementare il telelavoro, scaglionare gli orari di entrata nelle grandi scuole, incentivare il car pooling per portare a scuola i più piccini. Bruno Dalla Chiara, ordinario di Trasporti al Politecnico di Torino e mobility manager dell'ateneo, oltre ai suggerimenti da esperto, ha ideato anche un sistema per il conteggio automatico dei passeggeri sugli autobus per evitare che il mezzo superi l'80% di capienza.
Professore, come si fa a capire quanta gente c'è su un bus?
«Abbiamo messo a punto un piccolo strumento basato sulla pressione delle sospensioni pneumatiche. La maggior parte dei bus ha le molle ad aria e dalla sua pressione si può stimare il numero dei passeggeri a bordo e l'eventuale affollamento».
E funziona?
«Sì, funziona. Ora è in via sperimentale sui alcuni autobus di linea qui a Torino. L'idea è quella di informare l'utenza alle fermate, magari con un segnale rosso tipo semaforo, che quel mezzo è pieno e quindi si non può entrare».
Ma questo non funziona nelle metropolitane.
«No, lì servono solo le telecamere con conteggio automatico in banchina. Ma è uno strumento molto costoso. In presenza di carrozze automatiche, senza il conduttore, si potrebbe aumentare la frequenza del servizio incrementando le corse e si eviterebbe il nodo della carenza di personale».
In questo momento di emergenza qualcuno ha suggerito di chiedere rinforzi ai privati.
«Ritengo che in questa fase possa essere di grande aiuto. L'azienda dei trasporti di Torino lo sta già facendo. Alcune linee non strategiche sono state assegnate a società private sia come mezzi che come personale. E questo ha permesso di aumentare la frequenza su altre linee più trafficate soprattutto nelle ore di punta».
Ma perché non si possono rafforzare le linee più usate a scapito di quelle meno battute?
«Bisogna garantire il servizio minimo ovunque. E quanto al rinforzo, le aziende dei trasporti non hanno grandi risorse economiche: se mancano i soldi, manca il personale e i mezzi aggiuntivi. E pure il carburante».
Dunque ci dobbiamo rassegnare ai contagi collettivi?
«I trasporti pubblici possono probabilmente agevolare il contagio, perché si sta al chiuso e per diverso tempo. Ma non comportano più rischi di quelli che si corrono in un supermercato. Il problema è che andando a scuola, molti ragazzi si tolgono la mascherina. E qui bisogna esigere più responsabilità individuale».
Ma ci sono anche gli adulti che intasano i mezzi pubblici di prima mattina.
«Per questo motivo il telelavoro va incrementato il più possibile. Di conseguenza, anche l'uso dell'automobile è diluito nell'arco della giornata, non solo nelle ore di punta. Per questo motivo la rete stradale per il momento regge visto che il traffico è più alto rispetto ai periodi ante-Covid».
Per scongiurare il lockdown pre-natalizio, qualcuno suggerisce di far aprire i negozi a turni sulle 24 ore.
«Direi che l'arco temporale potrebbe fermarsi a 16, massimo 18 ore. Ma è il concetto vincente di spalmare le attività per evitare le concentrazioni sia sui trasporti sia nelle attività lavorative».
E scaglionare anche le entrate nelle scuole?
«Un po' di scaglionamento può tornare utile ma solo per le scuole con tanti studenti. E si dovrebbe usare una sola auto per accompagnare più bambini che si conoscono tra di loro per evitare di intasare le strade».
Lei come ha risolto mobilità al Politecnico e all'università di Torino?
«Noi abbiamo 110mila studenti di cui il 60-70%
usano i mezzi pubblici per arrivare in ateneo. Così, per abbattere la quota in circolazione ogni mattina, abbiamo adottato l'insegnamento a modalità mista: in presenza solo per esercitazioni e laboratori, il resto in remoto».
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