Enrico Zanetti, ex viceministro dell'Economia, commercialista, direttore del centro studi Eutekne, non crede ad una riforma fiscale a breve termine. Nemmeno a costo zero. Una a una, stanno tramontando le diverse ricette per cambiare le imposte sui redditi. Ad esempio il sistema tedesco, con una aliquota continua basata su un algoritmo, inapplicabile in un sistema in cui vigono regimi fiscali speciali difficili da cancellare, come il bonus da 100 euro e la flat tax per gli autonomi. Il governo non è nemmeno in grado di realizzare un taglio del cuneo fiscale equo, quindi che coinvolga lavoratori dipendenti e anche autonomi. Ma farebbe bene ad ascoltare il presidente di Confindustria sulle ecotasse.
Carlo Bonomi ha chiesto una moratoria su Plastic e Sugar tax. È d'accordo?
«Richiesta che sarebbe stata ragionevole anche in tempi normali, ma diventa inevitabile nei tempi che stiamo vivendo. Con la pandemia in atto non si possono chiedere trasformazioni industriali da realizzare nel breve termine. Se lo spirito è indurre dei cambiamenti nei comportamenti di chi produce e consuma, non si può che dare il tempo al sistema di adeguarsi. Se invece l'obiettivo è fare biecamente cassa, non è il momento».
Alla luce della Nadef e dell'evoluzione dei conti pubblici, che spazi ci sono per fare una riforma fiscale complessiva?
«Non ce ne sono. Evidente che se ci sarà una riforma sarà a saldo zero o quasi, a meno che non si voglia entrare nella logica secondo la quale a qualcuno dai e ad altri togli. L'alternativa è che si faccia qualche ritocco e mi pare si stia andando verso questa soluzione. Il governo si è riposizionato in una logica da riforma triennale e non a causa del Covid. Da tempo era chiaro che dietro gli annunci di riforma c'era molto fumo e poco arrosto».
L'aliquota continua, quindi il passaggio da un sistema a scaglione al sistema tedesco basato su un algoritmo però è una proposta forte...
«Mi pare sia stata accantonata, perché fare questa operazione significherebbe mettere in discussione il meccanismo del bonus da 100 euro. E non è una questione formale».
In che senso?
«Se si crea una curva continua non si può che azzerare il bonus da 100 euro e mettere in discussione la flat tax per gli autonomi e costruire una soluzione unica per tutti. Difficile chiedere ai lavoratori dipendenti una sacrificio simile. Non lo faranno mai».
Che cosa faranno alla fine?
«Nulla, tranne cercare una soluzione al correttivo del bonus da 100 euro introdotto per il 2020, che è in scadenza. Fino a 28mila euro un lavoratore dipendente ha diritto al bonus, sopra no. In via provvisoria è stata introdotto un bonus esteso che si azzera a 40mila euro. Dal 31 dicembre questa ultima misura scade. Qualcosa dovranno fare per forza. Ma al netto di questo non credo avranno volontà politica».
Cosa bisognerebbe fare?
«Costruire una equità orizzontale tra la tassazione delle diverse categorie di contribuenti e affrontare in modo uguale il problema del cuneo anche previdenziale per lavoratori autonomi e dipendenti che ormai è analogo».
Quindi un taglio del cuneo anche per gli autonomi, ma non per i pensionati?
«I pensionati non hanno prelievo contributivo.
Ma per gli autonomi ormai il discorso è diverso. Non siamo più negli anni Ottanta e ormai il cuneo fiscale e contributivo degli autonomi è analogo a quello dei dipendenti. Il 25%, contro il 33% che i dipendenti condividono con i datori».
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