Conte e servizi: cosa non torna nella spy story

E alla fine il dito bucò il cielo stellato, ma di carta. Abbiamo rubato la metafora di Pirandello per dire che anche in politica ci sono realtà ben costruite che non coincidono con la realtà sottostante

Conte e servizi: cosa non torna nella spy story

E alla fine il dito bucò il cielo stellato, ma di carta. Abbiamo rubato la metafora di Pirandello per dire che anche in politica ci sono realtà ben costruite che non coincidono con la realtà sottostante. L'oggetto è l'immagine di Conte, e la notizia sullo sfondo è ancora la decisione di Draghi di nominare ai vertici dell'intelligence nostrana per la prima volta una donna, l'ambasciatrice Elisabetta Belloni, al posto di Gennaro Vecchione, su cui l'ex premier si era spesso tantissimo.

Insomma Giuseppi (nella foto) presunta espressione autentica, finanche ingenua, del citizen grillino che scardina le liturgie del potere per ascendere egli stesso al potere. Avvocato sì, ma del popolo. In realtà più che un professionista prestato alla politica, Conte in due mandati, il governo gialloverde e poi quello giallorosso, si è dimostrato un ottimo professionista della politica. Il che, se ci si libera delle fisime anticasta, ossessione però non dei suoi avversari ma del movimento che lo ha messo a Palazzo Chigi, non è un difetto, tantomeno un elemento di giudizio morale. Però siccome a noi piace almeno l'onestà intellettuale, vista la difficoltà, anche pirandelliana, di arrivare alla verità assoluta, dobbiamo squarciare questo buonista cielo di carta dipinto dallo storytelling (decisamente abile) di chi ha detenuto il potere per quasi tre anni. Per quanto gustoso, eliminiamo dal ragionamento anche lo storytelling della telefonata fra Draghi e Conte, in cui quest'ultimo si sarebbe arrabbiato e parecchio per non essere stato avvertito.

Quello che conta qui è il simbolismo politico del fatto, la sostituzione in quanto tale del capo dei servizi segreti. Il messaggio pubblico è che SuperMario, chiamato da Mattarella in primis a debellare la pandemia e a incanalare i soldi del Recovery, ha sentito il bisogno di incidere sugli uomini chiave della macchina dello Stato. Come dire, se si vole una governance vera, i servizi segreti non possono di fatto rispondere al predecessore. Certo, poi abbiamo scoperto che anche il giustizialismo, come protagonisti e come visione, erano parte di quel potere.

Lì a sfasciare le false verità ci hanno pensato lo scandalo Amara che sta mettendo in subbuglio il Consiglio superiore della magistratura e soprattutto il video garantista di papà Grillo in difesa del figlio accusato di stupro. Fino a quelle immagini molto discusse, per niente si era discusso di quella delicatissima vicenda. Chissà perché... forse perché eravamo sotto la volta stellata del cielo, ma di carta.

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