Conte frena e i grillini litigano anche sui soldi. Scontro sull'ingresso nella giunta Pd del Lazio

Casaleggio chiede 441mila euro ai gruppi. L'ira 5S sull'appoggio ai dem

Conte frena e i grillini litigano anche sui soldi. Scontro sull'ingresso nella giunta Pd del Lazio

Stop, dietrofront. «Mettiamo in pausa la rifondazione», si dicono Giuseppe Conte e i big grillini dopo aver analizzato la situazione. Diavolo di un Davide Casaleggio che ha chiesto al M5s di scucire 441mila euro per saldare i pagamenti arretrati. Casaleggio ha precisato che la somma sarebbe dovuta arrivare entro la giornata di ieri. Un atto ostile in un momento delicato. «Un primo conteggio per saldare il debito accumulato», scrive il presidente dell'Associazione Rousseau nella lettera inviata al reggente e ai capigruppo. Insomma, il contratto di servizio per Casaleggio ancora non c'è. Ma lui già si comporta da fornitore e pretende le fatture. Sulla contabilità di Rousseau pesano i mancati versamenti dei 300 euro che tutti gli eletti sono tenuti a corrispondere mensilmente per il mantenimento della piattaforma. Se non arrivassero i soldi, il guru è pronto a tagliare i servizi. Compresa la tutela legale per il capo politico e il Garante, Beppe Grillo. I due, Grillo e Casaleggio, dovrebbero vedersi a breve, in questi giorni. Soltanto il loro faccia a faccia può sbloccare lo stallo in cui si è cacciato il leader-incaricato Conte. Che è stato costretto a stoppare la rifondazione. Segnale che il potere contrattuale del figlio del cofondatore del M5s è ancora alto. Conte sta valutando le possibili implicazioni della creazione di una nuova associazione. Facendo trapelare la volontà di non voler modificare nome e simbolo, almeno per il momento.

Casaleggio, insieme a Luigi Di Maio, è il fondatore dell'ultima associazione del M5s, costituita nel 2017. In caso di blitz per creare un nuovo contenitore il guru potrebbe opporsi. L'appiglio è la sentenza del Tribunale di Cagliari di una settimana fa. Un pronunciamento che stabilisce che il M5s non ha un legale rappresentante. Perciò Casaleggio forza sull'elezione del comitato direttivo a cinque, il solo organismo che potrebbe indire una votazione per assegnare un ruolo a Conte, provando così a mandare in tilt la rifondazione. Al punto che l'avvocato del popolo italiano avrebbe avuto la tentazione di ripensarci. Sempre per la paura di strascichi legali, Grillo ha pensato prima di concedere un salvacondotto agli espulsi per il No a Draghi. Poi, pressato dai parlamentari che hanno votato la fiducia, ne ha espulsi altri tre perché assenti ingiustificati. E ora otto espulsi, tra cui la Lezzi, hanno avviato la battaglia legale.

Altri parlamentari sono alla porta. Non è ancora ufficiale, ma sembrerebbe difficile recuperare il deputato Giorgio Trizzino, deluso dal risiko dei sottosegretari. «Non mi basta Conte, per restare voglio un cambiamento profondo», si è sfogato Trizzino con i colleghi. Ed è scoppiato il caos in Lazio. Due grillini, tra cui Roberta Lombardi, entreranno nella giunta del segretario Pd e governatore Nicola Zingaretti.

Tre consigliere regionali del M5s protestano per la svolta. Le ribelli rifiutano il ruolo di «stampella» dei dem. Sullo sfondo le comunali a Roma. Zingaretti smentisce una convergenza per il Campidoglio. Il M5s va avanti con Virginia Raggi.

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