Conte ha divorato i voti 5s. E la Raggi prepara la scalata

Il leader s'intesta la vittoria a Napoli e minimizza la débâcle. Ma l'ex sindaca non appoggerà Gualtieri

Conte ha divorato i voti 5s. E la Raggi prepara la scalata

Con il solito linguaggio avvolgente, il leader M5s Giuseppe Conte durante lo Speciale Tg1 commenta i risultati delle amministrative e parla di «tempo della semina», di «un nuovo corso, insediato poco prima che si depositassero le liste, dunque un corso che non ha potuto dispiegare tutte le sue potenzialità». Poi continua: «I risultati non possono ovviamente compromettere il nuovo corso». Addirittura l'ex premier vede «segnali molto incoraggianti».

Peccato che sia sufficiente mettere in fila i numeri per certificare il tracollo grillino. Per smontare l'effetto Conte che avrebbe dovuto portare fuori i Cinque Stelle dalle secche. Come voti di lista, il M5s a Milano passa dal 10,1% del 2016 al 2,9%, a Trieste dal 19,2% al 4%, a Torino dal 54,6% della vittoria di Chiara Appendino all'8,8%, a Roma dall'eclatante 67,7% del trionfo di Virginia Raggi al 11%, a Bologna tonfo con il 3,5% rispetto al 16,5% ottenuto da Max Bugani cinque anni fa. I candidati sindaco sono poco sopra, con Valentina Sganga sotto la Mole al 9,8% e Layla Pavone, ex componente del Cda del Fatto Quotidiano, nel capoluogo lombardo poco sopra il 3%. Solo la Raggi, appoggiata da altre cinque liste civiche, ottiene una percentuale dignitosa, al 20% dietro Enrico Michetti del centrodestra e Roberto Gualtieri del centrosinistra.

E la debacle rintuzza i dissidi interni. Punto e a capo. Lo spaccato di ciò che ribolle nel partito fondato da Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio, a 12 anni esatti dalla fondazione, ci è offerto da ciò che accade poco dopo le 16 della giornata elettorale. La7 comunica i numeri di una proiezione «flash» sulla città di Roma. La Raggi è seconda con una percentuale tra il 21 e il 25%. Il dato, poi smentito, fa emergere le spaccature nel Movimento. Chi non ama l'ex premier e neo leader stellato Giuseppe Conte ridacchia sornione di fronte al risultato della sindaca che si è opposta all'alleanza con il Pd. Gli eletti contiani, a metà tra delusione e prudenza, fanno girare altre rilevazioni, che davano Raggi e Carlo Calenda testa a testa per il terzo posto. Proprio l'ex prima cittadina della Capitale sarà la spina nel fianco del nuovo corso di Conte. Roma è una polveriera. Raggi è pugnace e rivendica nel pomeriggio: «Sono l'unica che sta tenendo testa alle corazzate del centrodestra e del centrosinistra». Le risponde Roberta Lombardi, assessore regionale in Lazio insieme al Pd: «La politica non è un Risiko, i carrarmatini lasciamoli ai bambini». La sindaca uscente si presenta nel suo quartier generale e chiude a ogni ipotesi di sostegno a Gualtieri. «Al secondo turno non darò indicazioni di voto, i cittadini non sono mandrie da portare al pascolo». È una risposta a Conte, che qualche ora prima aveva detto «non andremo con la destra». L'ex premier, Luigi Di Maio e Roberto Fico si precipitano a Napoli per festeggiare la vittoria di Gaetano Manfredi. Ma Raggi, come anticipato dal Giornale nelle scorse settimane, punta al palcoscenico nazionale come contraltare dell'avvocato che vuole allearsi con il Pd. «Beppe (Grillo, ndr) l'ha lanciata, lei comincerà ad attaccare Conte perché vuole essere il suo competitor interno», dicono fonti pentastellate. Michele Sodano, deputato vicino all'ex prima cittadina, su Twitter apre la sfida nel M5s.

«L'abbraccio gioioso con Manfredi a Napoli (dove il movimento conquista un misero 10%), le congratulazioni a Letta per aver vinto il seggio da deputato a Siena, rendono Giuseppe Conte il Caronte del M5s da forza di rinascita nazionale a junior partner del PD. #TheEnd».

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