La rielezione del presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha provocato un terremoto politico all’interno del Movimento 5 Stelle. Sono giorni difficili quelli che stanno vivendo i leader dei pentastellati, ma sembra che, ormai, si sia giunti alla resa dei conti. Il rischio di destabilizzazione è dietro l’angolo, soprattutto dopo le dimissioni del ministro Luigi Di Maio dal comitato di garanzia. Giuseppe Conte scalpita, ha ancora il dente avvelenato per il fuoco di sbarramento nei confronti di Elisabetta Belloni, la prescelta dall’ex premier per il Colle, e non lo nasconde. In un’intervista rilasciata al quotidiano La Stampa si è rivolto direttamente a Di Maio. “Nel Movimento nessuno deve sentirsi indispensabile, nemmeno io. Bisogna costruire non fare scissioni, le correnti non possono esistere, si decide la linea insieme, poi la si rispetta”. Il ministro è pronto a mettere i bastoni tra le ruote al leader. Come raccontato da Laura Cesaretti su ilGiornale, Di Maio vuole evitare che Conte, in eventuali elezioni anticipate, possa decidere le liste e tagliarlo fuori.
Il chiodo fisso dell'ex premier è la mancata elezione della prima donna presidente della Repubblica. Gli ostacoli posti dal ministro Di Maio lo hanno disorientato. “Quelle dichiarazioni – ha continuato il leader del Movimento 5 Stelle – mi hanno sorpreso, visto che Di Maio stesso ha sempre sostenuto che i nomi non vanno bruciati. Non mi sono mai arrivate, all'interno della cabina di regia obiezioni di sorta”. L’ex presidente del Consiglio rivendica anche l’attività svolta negli ultimi mesi, un’opera di raccordo tra le varie anime dei pentastellati senza precedenti. Riunioni su riunioni per programmare una linea politica collegiale che, poi, però, secondo Conte, deve essere rispettata. Il timore è che i 5 Stelle possano prendere la parte peggiore dei vecchi partiti, ovvero si assista al proliferare delle correnti interne al movimento.
A tal proposito, come riporta Il Messaggero, su questo fronte sta lavorando alacremente proprio Di Maio che spinge per modificare lo statuto dei 5 Stelle, seppure il testo di Conte sia stato redatto solo sei mesi fa. La guerra intestina è solo agli inizi e sdoganare il “correntismo” anche tra i pentastellati potrebbe riaprire i giochi per la leadership. Attualmente lo statuto parla chiaro: sono previste sanzioni disciplinari nei confronti di chi promuove o partecipa a cordate o correnti interne al movimento, ma presto, con la modifica dello statuto, questo paletto potrebbe cadere. Di Maio punta a un suo gruppo organizzato di fedelissimi per logorare ai fianchi Giuseppe Conte e acquisire il controllo dei 5 Stelle.
L’ex premier, comunque, non ci sta ed è pronto a difendersi con le unghie. “Non possiamo tollerare guerre di logoramento – ha sottolineato – non potrò permettere che mentre prima si andava in piazza a fare battaglie civili e politiche, oggi si vada in piazza a palesare correnti. Anche per questo ho valutato come doverose le dimissioni di Di Maio dal comitato di garanzia”. Sulla regola della candidatura per il terzo mandato Conte ha tergiversato. “Non è ancora all'ordine del giorno – ha specificato – ma comunque nella decisione saranno coinvolti gli iscritti”.
Nei prossimi giorni si capirà meglio come procede la battaglia interna tra i due contendenti, anche se, almeno per il momento, come conferma il Corriere della Sera, non sono previste scissioni. La lotta è tutta interna al movimento e la decisione sul terzo mandato avrà un ruolo fondamentale sul futuro dei 5 Stelle.
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