Nel giorno in cui Luigi Di Maio disegna scenari internazionali e apre all'ingresso del M5s nei socialisti europei, Giuseppe Conte è ancora alle prese con i problemi nei gruppi parlamentari. Le dichiarazioni di prammatica, sulla dialettica interna positiva dopo la sfida per l'elezione del capogruppo al Senato, non restituiscono la realtà di un capo deluso dal ritiro di Ettore Licheri dalla corsa per diventare presidente dei senatori pentastellati. Il buco nell'acqua si somma al blitz fallito a Montecitorio, dove Conte puntava a sostituire il fedelissimo di Beppe Grillo Davide Crippa, che invece probabilmente si ricandiderà di nuovo a metà dicembre con grosse chance di spuntarla. «Conte è furioso con la Taverna», commenta un autorevole dirigente del Movimento. L'ex pasionaria, scelta dal leader nella squadra dei suoi vice, aveva il compito di gestire il gruppo a Palazzo Madama, compreso il passaggio del rinnovo del capogruppo. Un'impresa che non sembrava proibitiva, anche perché la camera alta era considerata il feudo dei contiani. Invece Maria Domenica Castellone, detta Mariolina, è riuscita a catalizzare il dissenso nei confronti della Taverna e del nuovo capo, costringendo Licheri al passo indietro.
Conte imputa alla vicepresidente del Senato il fallimento di un'operazione che non avrebbe dovuto riservare grosse trappole. Ed è la seconda volta che la senatrice romana viene messa in discussione, la prima era stata dopo il flop delle amministrative. Un altro dossier che le era stato affidato dal capo. Il presidente del M5s è insofferente. Tra un ripensamento e uno sfogo, vive con difficoltà il passaggio dall'essere il dominus del Paese da Palazzo Chigi alle beghe di partito come il controllo dei gruppi. Nei Cinque Stelle tirano fuori il paragone con Enrico Letta, che «ha cambiato i capigruppo in pochissimo tempo una volta diventato segretario». Alla Camera la situazione è ancora più delicata. E qui Conte ha cominciato a nutrire dei dubbi su un altro dei suoi vicepresidenti, il vicecapogruppo Riccardo Ricciardi. Contiano di ferro dal pugno duro e dai toni spesso alti, aveva il mandato di rimuovere Crippa senza provocare troppi scossoni. Ma il deputato amico di Grillo è rimasto al suo posto e può bissare l'incarico a metà dicembre. La sconfitta sui capigruppo ha innescato le rivalità nella squadra dei vice dell'avvocato. E così mentre Taverna e Ricciardi salgono sul banco degli imputati, Mario Turco e Michele Gubitosa vogliono più spazio. Turco, senatore, scalpita a Palazzo Madama. Gubitosa ambisce a diventare il punto di riferimento dei contiani a Montecitorio. Il deputato irpino, in un'intervista al Corriere della Sera, ha provato ad accreditarsi invocando tolleranza zero per «chi rema contro Conte».
Intanto nel M5s aspettano le nomine degli altri organi del partito, tra cui i responsabili dei numerosi comitati tematici e locali. Secondo le accuse di alcuni senatori, questa partita si è incrociata con il risiko per il capogruppo. «Hanno proposto agli indecisi incarichi nel Movimento se avessero votato per Licheri», dice al Giornale un eletto a Palazzo Madama.
Per scrollarsi di dosso le tensioni interne, Conte in un'intervista a Repubblica rilancia sul reddito di cittadinanza: «Nessuno avrà lo scalpo del reddito». Venerdì a pranzo invece il capo grillino è stato a casa di Goffredo Bettini a Roma per festeggiare il compleanno dell'esponente del Pd. Meglio dimenticare i Cinque Stelle.
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