Morire per Conte? Anche no. I grillini iniziano ad avere più di qualche timore a restare a bordo della barca giallorossa timonata dal Giuseppi nazionale, anche perché quest'ultimo con l'idea di un partito tutto per sè sta già pensando al futuro prossimo.
Un futuro che invece, oltre ad agitare il sonno dei renziani dall'"alto" del 2%-3% dei consensi che attribuiscono loro i recenti sondaggi, fa venire i patemi d'animo ai pentastellati, totalmente refrattari all'idea di elezioni anticipate. Se è vero che i nodi vengono al pettine, infatti, qualcosa i "figli" del comico genovese dovranno pagare in termine di consensi, viste le giravolte con cui hanno sconsacrato i punti fermi del loro programma politico (l'alleanza col "partito di Bibbiano", le posizioni sul Mes e la questione doppio mandato, solo per citarne alcune).
Ecco perché i numeri risicati in Senato sono causa di tremori in casa grillina, specie se a Giuseppi dovesse balenare, perché senza alternative, l'idea di una chiamata alle urne. Dopotutto è l'uomo dei Dpcm notturni a sentirsi più forte in prospettiva, e questo crea un profondo solco tra le parti. Anche Beppe Grillo, primo sfegatato tifoso del premier, a cui aveva dedicato sul proprio blog l'hashtag "ConTe" per ribadire la stima infinita, se mai dovesse scegliere tra restare in sella al governo senza elezioni ma senza più Giuseppi in cabina di regia e ritorno alle urne ma con il sedicente avvocato del popolo dalla sua parte, di certo non si getterebbe su quest'ultima opzione. Non solo Grillo, tuttavia. Anche i ministri, in primis Alfonso Bonafede (pure lui a parole fedelissimo scudiero "Giuseppiano"), sarebbero sulla stessa lunghezza d'onda del fondatore del Movimento.
Proprio il guardasigilli si trova ora sulla graticola, a causa del timore di ciò che potrebbe accadere alla presentazione della relazione annuale sulla giustizia in Parlamento, con Italia Viva che ha già annunciato voto contrario. Con la penuria di consensi in Senato è facile scivolare e, se ciò dovesse accadere, Bonafede verrebbe sacrificato sull'altare dell'esecutivo giallorosso. Magari in previsione di un Conte Ter.
Il Pd sembra rimanere ancora compatto attorno al presidente del Consiglio, anche se tra le file dei dem si leggono diverse anime. Da un lato la corrente "figliol prodigo" (si legga Marcucci), che spinge sia per riaprire le porte al rottamatore fiorentino che per intavolare trattative con le forze moderate dell'opposizione:"Bisogna aprire in modo chiaro agli interlocutori di Forza Italia, non possiamo continuare a mercanteggiare voti", ha dichiarato infatti il capogruppo al senato, come riferisce "Il Messaggero". Dall'altra i membri del partito che chiedono di voltare pagina (Guerini e Franceschini, ad esempio): "Dopo giovedì si cambia". Cioè, in poche parole, dopo il voto su Bonafede tiriamo le somme ed eseguiamo una bella virata per allontanarci dal premier. La prospettiva di un ritorno alle urne e di una chiusura totale a Renzi non convince neppure Bonaccini e Gori.“Non penso che l’allargamento della maggioranza possa passare per una campagna acquisti", ha spiegato il primo cittadino di Bergamo."Serve un nuovo governo. Un Conte-ter che possa contare su una maggioranza ampia, europeista, simile a quella che regge la commissione Ue di Ursula von der Leyen, che abbia l’appoggio delle forze che hanno dato vita al Conte bis più quelle liberali e popolari presenti in Parlamento, da +Europa ad Azione a Forza Italia. Senza escludere Italia viva”.
“Noi ci siamo sempre stati, Renzi lo sa. Possiamo confrontarci in qualsiasi momento, il problema è non farlo con un ricatto, questo non è accettabile”, ha detto a SkyTg24 il ministro per gli affari regionali Boccia.
“Non è verosimile proseguire a lungo con l’attuale situazione parlamentare: un gruppo eterogeneo di deputati non fa una forza politica, a prescindere dai numeri e dalle alchimie ipotizzabili. Si riparta da dove ci siamo fermati, con responsabilità, per verificare se esistono le condizioni per un rilancio. Piano vaccinale che dia certezze e garanzie, gestione della pandemia, ristori per chi ne ha diritto, la definizione del Recovery”, ha dichiarato la dem Marianna Madia, come riferisce "Huffingtonpost".
Di Maio, che supporta strenuamente Giuseppi nella caccia ai "responsabili", fa il gioco dei suoi, pure se in tanti sono pronti a scaricare l'avvocato nel caso in cui pensasse anche solo di pronunciare la parola "urne". Emilio Carelli (M5S) si dice addirittura disposto a ricucire lo strappo coi renziani: "Ritengo logico e saggio sedersi intorno a un tavolo con Italia Viva, per cercare un accordo di fine legislatura che porti anche a un rimpasto di governo, che migliori la squadra e inserisca competenze nuove. Molti parlamentari 5 Stelle la pensano come me”.
Stessa posizione il collega Trizzino, che spera in "una presa di consapevolezza profonda da parte di tutti i parlamentari di Italia viva affinché, al di là dei ravvedimenti, che sono evidenti, ci sia una manifesta volontà di ricostruire un rapporto che è stato fattivo negli ambiti del confronto parlamentare, nelle commissioni e che quindi potrebbe certamente continuare".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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