Contestavano il rigore, poi l'hanno votato. Democratici a corrente alternata sul 41bis

Da Mattiello a Migliore, i dem combattuti tra ragioni umanitarie e di sicurezza

Contestavano il rigore, poi l'hanno votato. Democratici a corrente alternata sul 41bis

Il solco è sempre quello della doppiezza togliattiana. Il Pd sul 41bis zigzaga da anni, a caccia di facili consensi, senza capire che così si fa il gioco dei boss. Alterna strepitii garantisti a tagliole forcaiole pur di raccattare qualche voto in nome dei diritti umani. E chi se ne importa se ci stanno anche i boss, come successe ai Socialisti a Palermo nel 1987 o a Sinistra arcobaleno «sponsorizzata» dagli ergastolani del carcere di Spoleto.

Il garantismo a la carte è tutto nelle parole tuonate ieri da Debora Serracchiani: «Oggi è toccato a noi, domani potrebbe toccare a voi». «Ma a noi è già capitato - sorride amaro l'azzurro Pietro Pittalis - senza che dal Pd arrivasse alcuna solidarietà. Non si può essere garantisti a corrente alternata». Ah no? L'auspicio dell'esponente azzurro si rivela una pia illusione, solo guardando alla sterminata letteratura democrat a riguardo. «Legare il 41bis ad una sorta di ritorsione significa fare il gioco di chi nega alla radice l'esistenza dello Stato di diritto e per questo giustifica l'uso della violenza», twittava qualche giorno fa Andrea Orlando, uno che la scrivania di Guardasigilli in Via Arenula l'ha pure occupata. Era suo il decalogo per il 41bis che aveva inserito la possibilità ai detenuti al carcere duro di guardare i cartoni in tv. A lui rispose (invano) l'ex deputato della commissione Antimafia Davide Mattiello: «Uno Stato di diritto mai confonde punizione con vendetta, ci sono tentativi che puntano ad ammorbidire il 41bis travestiti da presunti intenti umanitari, che vanno respinti categoricamente». Quando il centrodestra propose una revisione più garantista Orlando invece fu netto: «La possibile decisione di alleggerire il 41 bis è sbagliata e pericolosa». Ma solo se lo chiedono gli altri.

Che il Pd fosse ondivago sul discusso regime detentivo se ne erano accorti pure i Cinque stelle, che in Parlamento stigmatizzarono alcune «inequivocabili avvisaglie di questa strana deriva», secondo cui «il Pd prova ad attaccare la norma sul 41 bis e indebolirla. Fa un favore alla mafiase, in nome dei diritti umani, si allentano le maglie». Nello specifico l'idea era visite senza vetro divisorio e colloqui con parlamentari e consiglieri regionali tenuti «riservati» (chissà perché...). «Si tratta di carenze gravissime in materia di carceri e 41-bis che possono essere spiegate solo dalla fretta del Pd di utilizzare il provvedimento in campagna elettorale mentre il regime detentivo viene annacquato nei penitenziari da discutibili atti amministrativi», spiegò candidamente l'ex senatore di Direzione Italia Tito Di Maggio.

Qualche anno fa il Migliore in sedicesimi, vale a dire l'ex parlamentare Pd Gennaro, da sottosegretario alla Giustizia dopo una visita al carcere dell'Aquila se ne uscì con un paio di proposte degne del suo cognome: «Ci deve essere piena applicazione del principio ma maggiore flessibilità». In pratica concedere Skype ai detenuti al 41bis. «È giusto interrompere i contatti esterni ma bisogna evitare applicazioni afflittive che non corrispondono ai dettami costituzionali», fu la sentenza.

E quando Alfonso Bonafede si occupò della concessione dei domiciliari per alcuni detenuti causa Covid, sentita la Procura nazionale antimafia, Migliore se la prese con il Dap «difeso a oltranza dall'esecutivo, i cui vertici sono i veri e unici responsabili delle recenti improvvide scarcerazioni», che in realtà erano decise dalla magistratura.

Inutile dire che il parere preventivo chiesto dall'allora Guardasigilli alle procure non rappresentava alcuna «sfiducia» verso i magistrati di Sorveglianza che avevano deciso la concessione di questi benefici, pur di assicurare «come chiede la Costituzione, una detenzione mai contraria al senso di umanità». Che al Pd forse non manca. Contrariamente al senso del ridicolo, visto che la firma sul 41bis di Cospito è del governo Draghi di cui anche loro facevano parte.

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