La coop degli abusi adesso caccia le vittime per danno d'immagine

Il Forteto chiede l'espulsione di 34 soci ma non svela i nomi. Il sospetto: via chi denunciò

La coop degli abusi adesso caccia le vittime per danno d'immagine

Le grandi pulizie non sono di casa al Forteto, la comunità di recupero del Mugello dove per decenni furono commessi orrendi abusi sessuali e psicologici sui minori ospitati, alla quale è legata anche una cooperativa agricola che fu un fiore all'occhiello della sinistra toscana. Proprio la coop cerca ora di prendere le distanze dal fondatore, il «profeta» Rodolfo Fiesoli, pluricondannato per violenza sessuale di gruppo e maltrattamenti. Ma è un'operazione maldestra. La coop agricola ha annunciato l'espulsione di 34 soci che ne avrebbero danneggiato l'immagine. Il provvedimento era stato sollecitato anche da Confcooperative in una relazione depositata al ministero dello Sviluppo economico in cui si chiedeva di «completare il processo di rinnovamento con l'esclusione di tutti i coinvolti nel processo penale». Tra i cacciati, tuttavia, ci sarebbero non soltanto gli indagati, ma anche alcune delle vittime della setta di Fiesoli, cioè coloro che hanno denunciato i soprusi, hanno permesso di svelare l'orribile verità dopo decenni di silenzi e connivenze e hanno testimoniato al processo contro il Profeta e i suoi adepti.

Il sospetto che tra gli espulsi dalla coop Il Forteto ci siano anche alcune delle vittime, trattate al pari dei loro carnefici, è contenuto in un'interrogazione parlamentare presentata da Giovanni Donzelli, deputato di Fratelli d'Italia, che si rivolge a Luigi Di Maio: il ministero dello Sviluppo economico è infatti incaricato della vigilanza sul sistema cooperativo. Donzelli domanda al vicepremier, «attraverso i poteri di controllo di cui dispone», di svelare «chi siano i 34 soci esclusi dal Forteto». La cooperativa infatti ha tenuto coperti i nomi delle persone alle quali ha inviato i provvedimenti di espulsione, limitandosi a comunicare di aver cacciato «i soci condannati in Cassazione nel processo penale e che hanno disatteso lo statuto sociale». Ma la Cassazione ha disposto finora una sola condanna, quella del Profeta.

Donzelli chiede anche il commissariamento della coop di Vicchio del Mugello. Analoga richiesta era già venuta dopo un'ispezione disposta nel 2013 dal governo Letta: pochi mesi prima, una commissione d'inchiesta del Consiglio regionale toscano presieduta da Stefano Mugnai (Forza Italia) aveva fatto scoppiare lo scandalo. Bambini che vivevano in situazioni di grave disagio familiare affidati da strutture pubbliche della Toscana (tribunale dei minori e servizi sociali) alla comunità fondata da Fiesoli dove essi venivano plagiati e subivano violenze, abusi, maltrattamenti. Molti di loro lavoravano, in un'età in cui non avrebbero dovuto farlo, nella cooperativa agricola. Al recente maxiprocesso di Firenze la coop non è stata ritenuta estranea agli abusi ed è stata condannata a risarcire alcune delle vittime che, non avendo trovato altro impiego dopo aver abbandonato la comunità di accoglienza, erano ancora al lavoro nella cooperativa.

Il governo Renzi (in cui sedeva anche Giuliano Poletti che proveniva proprio dal mondo cooperativo) non diede seguito alla richiesta di commissariamento. Adesso tocca a Di Maio.

Alla Camera è depositata anche la proposta di legge per istituire una commissione bicamerale d'inchiesta il cui primo firmatario è ancora Mugnai, ora deputato di Forza Italia. Il Senato l'ha già approvata all'unanimità. «Attendo che Lega e Cinque stelle inseriscano la proposta in calendario», dice Mugnai.

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