Cop 29, rivoluzione clima. "Usa fuori dagli accordi"

Al via oggi il summit di Baku, disertato da molti dei leader mondiali. I media: "Già pronto il decreto per uscire dal protocollo di Parigi"

Cop 29, rivoluzione clima. "Usa fuori dagli accordi"
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Si apre oggi (fino al 22 novembre) a Baku in Azerbaigian la Cop29, la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, in un'edizione che si preannuncia ricca di incertezze in particolare dopo la vittoria di Donald Trump e con illustri assenze. È notorio che la posizione di Trump sui temi ambientali si discosti notevolmente da quella del suo predecessore, il presidente eletto ha annunciato che una delle sue prime azioni sarà il ritiro degli Usa dall'Accordo di Parigi (che prevede impegni vincolanti degli Stati per mantenere a 1,5°C l'innalzamento della temperatura a fine secolo).

Proprio ieri, con un tempismo non casuale, è arrivata la notizia (anticipata da fonti vicine al presidente eletto al Wall Street Journal) che Trump firmerà il 20 gennaio, giorno del suo nuovo insediamento alla Casa Bianca, l'ordine esecutivo per il ritiro dall'accordo di Parigi sul clima.

Già durante il suo primo mandato gli Stati Uniti avevano lasciato l'Accordo di Parigi (Biden aveva poi annullato la decisione) ma ora non è escluso possano anche uscire dalla Convenzione quadro dell'Onu sul cambiamento climatico a cui aderiscono dal Summit della Terra di Rio nel 1992.

D'altrocanto in campagna elettorale uno dei motti di Trump è stato «drill, drill, drill», ovvero trivellare il più possibile petrolio e gas per garantire agli Stati Uniti l'autosufficienza energetica. La conferenza inoltre si apre con il timore che nei giorni del suo svolgimento il tycoon possa fare qualche altro annuncio pesante con tutte le conseguenze del caso, anche perché già potenze petrolifere come Russia e Arabia Saudita non vedono di buon occhio gli accordi sul clima così come Cina e India che utilizzano ancora ampiamente il carbone.

L'argomento principale della Cop29 è la finanza climatica con l'obiettivo di aumentare il fondo da 100 miliardi di dollari per il clima ma il rischio che il fondo possa naufragare nel caso di un passo indietro degli Stati Uniti è concreto, anche perché proprio dal governo americano sarebbe dovuta arrivare la pressione politica alla Cina e agli Stati del Golfo per aderire. Altro tema centrale della conferenza sul clima sarà assicurarsi che gli Stati adottino piani nazionali ambientali ambiziosi promuovendo la trasparenza.

A far discutere sono però i numerosi forfait a cominciare da Ursula Von der Leyen impegnata in questi giorni nelle consultazioni per la nuova Commissione, un'assenza che stride con il proclamato impegno dell'Ue sui temi ambientali. Mancheranno inoltre Emmanuel Macron, Olaf Scholz, Joe Biden ma anche i capi di Stato di Cina, Russia, Sud Africa, Giappone e Australia. Addirittura il leader brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva, tanto idolatrato dagli ambientalisti, non sarà a Baku così come Re Carlo d'Inghilterra. Il motivo delle numerose assenze è anche determinato dal cambio di aria che si respira sui temi ambientali rispetto agli anni passati con la sbornia green sempre meno popolare.

E l'Italia? Dovrebbe partecipare alle Cop29 Giorgia Meloni ma, oltre alla Conferenza sul Clima, occorre ricordare che l'Azerbaigian non è una nazione qualsiasi per l'Italia ma un importante partner economico ed energetico, basti pensare che la Tap parte da qui. In ogni caso è stato proprio l'inviato speciale italiano per clima Francesco Corvaro a spiegare lo stato dell'arte delle politiche per il clima: «senza gli Usa non si va da nessuna parte. Le Cop si possono fare ugualmente, per carità, ma tutto sarà in pausa».

Come dargli torto, anche perché la Cina, principale inquinatore al mondo, già da tempo snobba questi eventi. Un appello in favore delle politiche climatiche arriva anche da Papa Francesco durante l'Angelus in pizza San Pietro: «Auspico che la conferenza Cop29 dia un contributo efficacie per la tutela della nostra Casa Comune».

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