Corsa all'oro per i test sugli anticorpi. Il via libera ai kit solo entro fine aprile

La Diasorin annuncia l'esame sul sangue e vola in Borsa Rezza (Iss) cauto: "Questi risultati vanno presi con le pinze"

Corsa all'oro per i test sugli anticorpi. Il via libera ai kit solo entro fine aprile

La corsa per realizzare il test sugli anticorpi entra nel vivo. I laboratori in gara sono 36, undici le regioni coinvolte. I risultati arriveranno entro la fine del mese e saranno la chiave di volta per poter passare alla fase due: capire chi potrà uscire di casa e chi no.

Il test è strategico per poter gradualmente tornare alla normalità, ma in ballo c'è anche un giro d'affari goloso: ipotizzando un costo di 10 euro a kit, l'azienda chi si aggiudicherà il brevetto intascherà, solo in Italia, dai 500 milioni in su poiché l'analisi del sangue andrà fatta pressoché sull'intera popolazione, a cominciare dalle categorie più a rischio e strategiche.

Un piatto talmente ricco da giustificare la fuga in avanti della società Diasorin che ha annunciato (facendo volare il titolo in Borsa) il lancio un test sierologico automatizzato realizzato assieme al San Matteo di Pavia. In realtà il kit per identificare gli anticorpi neutralizzanti del Covid, deve ancora ricevere il marchio CE e l'autorizzazione all'uso di emergenza della Food and Drug Administration poiché il gruppo ha sedi anche negli Stati Uniti. Qualche notizia potrebbe arrivare entro il 20 aprile. Ma tutto lascia intuire che siamo a un passo dai via libera. E al San Matteo sono già arrivate le chiamate dei laboratori di Germania, America, Belgio, Francia per avere notizie sul kit. «Il test è pronto e funziona bene - spiega Fausto Baldanti, virologo del policlinico San Matteo - In attesa delle autorizzazioni, sabato cominceremo a fornirlo ad alcuni laboratori nella versione Ruo, research use only. Se dobbiamo percorrere la Parigi-Dakar è bene farlo con l'auto giusta perché il percorso sarà sicuramente pieno di dune e buche».

«Sui test sierologici sapremo già qualcosa nei prossimi giorni» accelera Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di Sanità che per anni ha lavorato al San Matteo come responsabile del reparto di onco ematologia. Ottimista il presidente della Regione Lombardia Attlio Fontana, che parla di un «test altamente affidabile». Più moderato invece il direttore delle Malattie infettive dell'Iss Gianni Rezza: «Questi test - spiega - possono dare utili indicazioni su quante persone sono state esposte e se sono presenti anticorpi ma i risultati vanno presi con una certa cautela». In corso d'opera ci sono vari progetti, tra cui quelli dei laboratori del Niguarda, dello Ieo, dell'ospedale di Padova con la squadra guidata dall'immunologo Giorgio Palù. «L'importante - spiega Antonio Clavenna, dipartimento Salute pubblica dell'istituto Mario Negri - è scegliere il test più affidabile e più realizzabile. Perché sia esteso a tutta la popolazione, deve poter essere effettuato in qualsiasi laboratorio e non solo da professionisti specializzati. È fondamentale ridurre il più possibile il margine d'errore. La vera sfida è annullare il rischio dei falsi negativi. Si tratta di dare alle persone una patente per uscire. Quindi già è troppo un margine di rischio dell'1%. O meglio, questa percentuale va bene se il test si usa a fini di ricerca epidemiologica, per capire chi si è ammalato e chi no e fotografare quanto accaduto. Ma non va bene se si deve autorizzare una persona a ricominciare a lavorare».

Sta ai laboratori di microbiologia, lavorare su questo margine: finora la possibilità di errore registrata da molti test si aggira attorno al 30%, una percentuale inaccettabile per autorizzare la «prova della ripartenza». I kit verranno anche utilizzati per stanare definitivamente gli asintomatici (operazione che i tamponi non sono riusciti a fare) e, seppur con qualche dubbio dell'Iss, per fare diagnosi veloci.

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