Il furore ideologico dei movimenti transfemministi si abbatte anche su un tema importante e delicato come la violenza contro le donne nelle ore precedenti la Giornata internazionale dedicata a questo tema. Invece di cercare elementi e argomenti condivisi per una battaglia che dovrebbe unire sensibilizzando tutta la popolazione al di là di steccati ideologici, i movimenti femministi radicali hanno messo nel mirino colpevolizzandole intere categorie a cominciare da tutti uomini in quanto tali, passando alle donne israeliane e arrivando alla polizia.
Quanto avvenuto ieri a Torino ha infatti superato ogni limite. Durante la premiazione della corsa podistica «Werunforwoen» organizzata dalla Polizia di Stato in collaborazione con il Consiglio regionale del Piemonte con l'obiettivo di raccogliere fondi per il progetto Sos (Sostegno orfani speciali) del centro antiviolenza Emma onlus per aiutare i giovani orfani a seguito di femminicidio, è avvenuto un blitz delle femministe. L'obiettivo delle militanti di «Non una di meno» era esporre uno striscione con scritto «La Polizia picchia. La Polizia uccide» sul monumento della Fontana Angelica in piazza Solferino ma le forze dell'ordine hanno identificato sul posto cinque attiviste poco più che ventenni.
Si tratta di un fatto particolarmente grave per varie ragioni: anzitutto perché avvenuto durante una manifestazione di solidarietà i cui proventi erano destinati proprio ai figli di donne vittime di femminicidio, in secondo luogo perché si accusa la polizia mettendo sul banco degli imputati donne e uomini in divisa. Si deve proprio al lavoro delle forze dell'ordine il sostegno e l'aiuto alle donne vittime di violenza ed è grazie all'attività della polizia che spesso si riescono a evitare nuovi femminicidi. Attaccare perciò la polizia, specie durante un'iniziativa di solidarietà, non è solo fuori luogo e inopportuno ma è soprattutto esplicativo dalla follia ideologica raggiunta dalle transfemministe.
A stigmatizzare il gesto è stato anche il presidente del Consiglio regionale del Piemonte Davide Nicco che ha parlato di «un'azione vergognosa che non aveva alcun senso» definendolo «un gesto incomprensibile che ha provato a rovinare un bel momento di partecipazione dedicato alla raccolta di fondi per gli orfani speciali, quei giovani figli vittime incolpevoli del femminicidio. Non era il luogo né il momento. Sono dispiaciuto».
In realtà già nella manifestazione di sabato di Roma promossa da «Non una di meno» si era assistito a numerosi slogan di incitamento all'odio arrivando a bruciare l'immagine del Ministro dell'Istruzione Giuseppe Valditara. Se già non bastasse, oltre ai cori pro Palestina (luogo in cui notoriamente si rispettano i diritti delle donne), secondo quanto raccolto da «Progetto Dreyfus», a Roma ad alcuni giovani ebrei è stato «sconsigliato» di distribuire, al corteo, volantini che chiedevano di non dimenticare le donne uccise o stuprate il 7 ottobre, o ancora ostaggio di Hamas. Come già lo scorso anno, l'accusa rivolta alle femministe - che sfilano con la bandiera palestinese - è di discriminare le donne israeliane. Come ha ricordato il ministro per la Famiglia, la natalità e le Pari opportunità Eugenia Roccella: «Pensare di usare una giornata di così forte valore simbolico per inscenare dimostrazioni arcigne e aggressive, intrise di ideologia, contraddice decenni di lotte delle donne».
Intanto per oggi sono previsti nuovi cortei promossi da «Non una di
meno» tra cui una mobilitazione a Torino, il rischio è che anche nella Giornata per l'eliminazione della violenza contro le donne le transfemministe riescano nel paradosso di portare in piazza slogan e linguaggi volenti.
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