"Così aumenteranno i morti". Le Ong si ribellano al codice

Una settimana per firmare il protocollo del Viminale Poi via alle sanzioni e al divieto di sbarcare immigrati

"Così aumenteranno i morti". Le Ong si ribellano al codice

Il codice di condotta per le Ong non piace ai diretti interessati: «Così si rischiano più morti in mare», fanno sapere le organizzazioni non governative impegnate nel salvataggio dei migranti diretti in Italia.

Nella giornata di domani il ministero dell'Interno invierà una convocazione ufficiale alle realtà - una quindicina in tutto - operative nel soccorso Sar. Avranno una settimana di tempo per rispondere all'appello e decidere se sottoscrivere il protocollo d'intesa o rischiare anche sanzioni pesanti, oltre al divieto di non poter più entrare nei porti italiani per sbarcare immigrati. Insomma, una stretta del governo che mette regole ferree sui salvataggi in mare, anche alla luce delle polemiche scatenate dopo che quattro procure siciliane avevano aperto altrettante indagini conoscitive scaturite da dubbi concreti sui comportamenti illeciti delle Ong.

La prima a intervenire sull'argomento è Medici senza frontiere, che più volte aveva ammesso che le sue navi erano entrate in acque territoriali libiche per soccorrere le persone a bordo delle carrette del mare. «Msf - spiegano - non è stata ancora contattata in merito a questo nuovo codice di condotta, né ha ricevuto dettagli sul processo di consultazione e sul calendario previsto. Ciò detto, sulla base delle informazioni disponibili trapelate dai media, se questo codice di condotta fosse attuato ci sarebbero meno navi disponibili nell'area di ricerca e soccorso e questo potrebbe condannare le persone in pericolo nel Mediterraneo a una morte certa».

E proseguono: «Dall'inizio delle nostre operazioni di ricerca e soccorso, abbiamo seguito rigorosamente tutte le leggi internazionali, nazionali e marittime applicabili nel Mediterraneo, così come il nostro codice di condotta, la Carta dei Principi di Msf, basata sull'etica medica e sui principi umanitari. Supportiamo - dicono ancora - qualsiasi sforzo volto a migliorare il coordinamento delle organizzazioni umanitarie in mare, se questo verrà condotto in modo partecipato e con l'ambizione di migliorare concretamente la qualità delle operazioni di soccorso. Ciò detto, rifiuteremo qualsiasi misura che potrebbe aggiungere ulteriori restrizioni alla già sovraccarica capacità di salvare vite nel Mediterraneo o che mirano a nascondere la sofferenza delle persone disperate in Libia».

La proposta che arriva da Medici senza frontiere è chiara: «Piuttosto che concentrarsi su un codice di condotta delle Ong, gli Stati europei dovrebbero pensare alla propria condotta in mare, e usare la loro capacità politica per sviluppare un sistema proattivo di ricerca e soccorso e fornire alternative a queste letali traversate del mare che sono costate più di 2mila vite solo quest'anno».

Le Ong, quindi, firmeranno per la regolamentazione della loro condotta? Al momento non è dato saperlo. «Dovremo prima leggerne il testo», specificano. Cosa certa è che sia la commissione europea che il ministero dell'Interno sono stati chiari: chi non sottoscriverà il documento non potrà, in sintesi, più operare per recuperare migranti. La regola numero uno, infatti, è quella di operare attivamente per assicurare scafisti e trafficanti di esseri umani alla giustizia.

Il ministro dell'Interno, Marco Minniti, è stato chiaro nel corso dell'incontro con alcuni sindaci

libici: «Solo così, collaborando, si arriva a una soluzione positiva per tutti». L'importante è che anche le Ong facciano la loro parte e non contrastino il lavoro dei governi impegnati a risolvere il problema migratorio.

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