Ferrara - «Ciao, hai roba?» gli chiediamo mentre passa lento accanto a noi in bicicletta. «Insomma, hai coca?», insistiamo. Il nigeriano si ferma, ci scruta guardingo, poi si volta per capire se siamo della polizia. Sembriamo una normale coppia in cerca di una dose per sballarsi un po'. Il giovane africano annuisce e ci chiede di aspettarlo lì, poi se ne va e ci lascia nel parco di viale 4 Novembre, circondati da anziani che passeggiano col cane, mamme con bambini e ciclisti della domenica. Siamo in zona Gad, un'area residenziale nel cuore di Ferrara. Passano cinque minuti e l'uomo torna. «Sono 20 euro», ci dice. Glieli allunghiamo e mentre li prende ci passa nella mano una pallina. «Se ne volete altra chiamatemi», ci dice. Inizia a dettarci il numero, poi per far prima ci prende il cellulare e lo segna lui direttamente. «E se volessimo eroina?», domandiamo. «Ho tutto», risponde. «Anche in diverse dosi?», diciamo poi. «Sì, quanta ne vuoi», dice quasi soddisfatto. «E l'eroina quanto costa?», gli chiediamo ancora. «Dipende, un grammo 100 euro», ci informa. E poi prosegue assicurandoci che è roba buona, che è «sua», che non arriva dal grattacielo vicino alla stazione. «Chiamatemi», ripete prima di andarsene. Insomma, lo spaccio a domicilio. Tu chiami il contatto e lui viene a casa a portarti cocaina, fumo, eroina, come ti portasse una pizza.
È l'altra faccia della città degli Estensi, quella del degrado che non è che la derivazione di un'immigrazione incontrollata che sta diventando la piaga dell'Italia. Al grattacielo di viale Costituzione, a due passi dalla stazione, vivono più di 300 persone. Tutte africane, per lo più nigeriani. Tutti si lamentano di quel viavai di migranti che si pagano anche l'affitto, ma che hanno reso off limits un edificio che è ormai simbolo di delinquenza e irregolarità. Neanche la polizia, ci dicono, entra più a vedere che vi succede. All'interno prostituzione, spaccio, liti continue sono all'ordine del giorno.
Ieri a Ferrara, per rendersi conto di quella che è stata una segnalazione della Lega Nord locale, è arrivato anche il segretario generale del Sap (sindacato autonomo di polizia), Gianni Tonelli, per il quale è «irresponsabile consentire che si possano creare queste sacche di criminalità e zone franche in città come Ferrara. Anche perché si parla tanto di rischio terrorismo e poi non si possono controllare situazioni del genere. Noi ci mettiamo la vita, voi ci dovete sostenere».
E sull'argomento è intervenuto anche il responsabile del settore immigrazione del partito del Carroccio di Ferrara, Nicola Lodi, che ci ha accompagnati ad acquistare la dose di cocaina che poi abbiamo disperso nel prato, dopo aver aperto con la fiamma di un accendino la plastica che la conteneva.
«Ferrara ormai è allo sbando - spiega - si va dalle occupazioni abusive allo spaccio in pieno giorno. Troppi attacchi alle forze dell'ordine, troppa violenza. La Lega ha sempre protestato, ma serve un segnale importante. L'amministrazione continua a lasciare allo sbando questa zona, nonostante le numerose segnalazioni».
Il degrado ferrarese ha il suo picco in via Modena, dove tutti sanno che esiste, all'interno della ex distilleria, una vera e propria favelas. Entrarci è roba da film di Stanley Kubrick: si passa sotto a un arco pericolante e si arriva in un'area piena di calcinacci, montagne di spazzatura e capannoni semi crollati. Entriamo nel primo che troviamo. Accanto ai cumuli di sporcizia ci sono una bombola del gas, verdura, del latte in polvere per bambini e un barbecue artigianale. Più avanti una bicicletta messa al contrario, come se qualcuno dovesse lavorare alle ruote e, in un angolo, tre casupole fatte di plastica, cartone e legname.
Da lì dentro arrivano delle voci.
Entriamo e notiamo tre persone, poco socievoli. Ci dicono di essere rumeni, di avere freddo, di non avere casa e lavoro. Nello stesso posto abitavano Fiti e Ruszo, gli assassini di Pierluigi Tartari. Un delitto che scosse Ferrara.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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