«Marchette per la politica»: erano catalogate così, in un appunto sequestrato negli uffici dell'armatore Vincenzo Onorato, le somme stanziate per addomesticare i partiti e convincerli a sostenere la causa della Moby, la compagnia di navigazione sull'orlo del fallimento. Nasce anche da quell'appunto l'inchiesta che ora investe in pieno Onorato e Beppe Grillo, che la Procura di Milano vuole portare a processo per traffico illecito di influenze. Insieme all'appunto, a portare i due sul banco degli imputati una Sos, ovvero segnalazione per operazione sospetta di Banca d'Italia, la relazione di una commercialista e soprattutto una mole imponente di mail e di chat acquisite dalla Guardia di finanza quando nel gennaio 2022 fece irruzione negli uffici di Grillo e della Casaleggio e Associati.
Sono quelle conversazioni a raccontare quasi in presa diretta le direttive che Grillo faceva partire ai ministri del suo partito per tutelare gli interessi dell'amico armatore: che chiama «fratello», e che intanto firma contratti da centinaia di migliaia di euro con il suo blog e per importi ancora maggiori con la società di Casaleggio.
Gli esecutori degli ordini di Grillo all'interno del primo e secondo governo Conte sono i ministri Luigi Di Maio, Stefano Patuanelli e Danilo Toninelli. Nell'inchiesta i tre appaiono come semplici pedine di un accordo tra Grillo e Onorato che passa sopra la loro testa ed è basato sui rapporti di amicizia e di quattrini tra i due.
Un episodio sintomatico è il comizio che Grillo tiene a Torre del Greco il 12 febbraio 2018. Il 20 dicembre precedente Grillo scrive a Onorato: «Organizza a Castellamare, veniamo io e Di Maio. Senza dire che ci sentiamo». Onorato lo corregge: «Torre del Greco comandante». «Sì sì Torre». «Ti porto la città in piazza». La piazza infatti si riempie di marittimi disoccupati che fanno il tifo per il leader dei 5 Stelle. Un successo tale che Onorato si offre di replicare: il 10 agosto 2019 scrive a Grillo «ora sarà battaglia per i voti del sud, ti porto in piazza Torre del Greco, Portici, Ercolano, la Calabria, tutti i marittimi quando vuoi tu».
Soldi, manifestanti, voti: questa è la contropartita che Onorato mette sul tavolo per gli aiuti che Grillo gli garantisce e che puntualmente arrivano. Per Grillo d'altronde si tratta di salvare dal fallimento uno dei principali clienti del suo blog. Il 30 luglio 2019 Onorato dopo averlo cercato insistentemente scrive a Grillo una mail disperata: «Il ministero da gennaio non ci paga più la sovvenzione, io sono senza soldi, ci devono 62 milioni di euro, mi stanno strozzando, Toninelli non sa niente, è circondato da Giuda». Grillo risponde immediatamente «Vincenzo ho attivato Luigi (Di Maio, ndr) e Toninelli, vediamo cosa dicono». E Toninelli scatta sull'attenti: il giorno stesso risponde alle pressioni di Grillo «Prima di Ferragosto la mia direzione paga, il problema è che c'è pendenza di fronte all'Antitrust, comunque dovrei avere risolto». Il 6 agosto Onorato scrive a Grillo: «Caro comandante, grazie di cuore, senza di te saremmo nella merda». Il 9 agosto l'armatore può cantare vittoria, «hanno pagato GRAZIE», scrive a Grillo, annunciandogli l'organizzazione dei comizi dei 5 Stelle in tutto il sud. Il problema, per la Procura, è che in questo modo a Onorato viene consentito, grazie al «comandante» Grillo, di scavalcare gli altri creditori dello Stato che attendono da tempo di essere pagati.
Stessa musica nel 2019 quando Onorato sempre più disperato dopo che contro la Moby è partita istanza di fallimento cerca di vendere due navi della sua flotta, ma i creditori si oppongono. «Comandante, Unicredit mi sta impedendo la vendita di due navi, si può fare qualcosa?», scrive l'armatore il 24 ottobre 2019. «Contatto Patuanelli», risponde subito l'ex comico. Una settimana dopo Grillo gira ad Onorato un sms di Patuanelli che gli dice «sto approfondendo la questione Onorato ti chiamo domani pomeriggio se posso». Per i pm milanesi Maurizio Romanelli e Cristina Roveda si tratta di «attività di mediazione illecita perchè finalizzata a determinare l'intervento di un pubblico ufficiale (Ministro dello sviluppo economico) sul contenzioso privatistico per cercare di sbloccare la vendita».
Pur di accontentare Onorato, Grillo non esita a tacitare i dubbi dei ministri pentastellati, che tratta come fossero cosa sua.
Accade anche quando Toninelli, all'ennesima richiesta di aiutare l'armatore, obietta «Onorato gestisce Tirrenia che sappiamo come abbia mal operato, siamo sicuri di volerci muovere per lui per tirarci addosso Msc e Grimaldi?». Ma Grillo gli ordina: vai avanti.
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