"Così ho incastrato Ferrante che abusava di noi ragazze"

La modella 007 dietro l'arresto del fotografo di Alba. "Girava video anti violenza, il molestatore era lui"

"Così ho incastrato Ferrante che abusava di noi ragazze"
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Stefania Secci, 35 anni, sa il fatto suo. C'è lei, influencer con il nome di Sunshina e modella 007, dietro l'arresto di Paolo Ferrante, il fondatore dell'agenzia di moda Models Italian Academy di Coreliano d'Alba (Cuneo) che, con la scusa di girare video contro la violenza sulle donne, interpretava un po' troppo alla perfezione il ruolo dello stupratore e cercava di abusare delle modelle.

Dove ha trovato il coraggio di denunciarlo?

«Non è solo coraggio. Dietro la denuncia c'è un lavoro meticoloso durato un anno, da reporter investigativa. Dopo i primi sospetti, ho contattato altre ragazze a cui era stato proposto di girare il video anti violenza come era stato fatto con me. E con le loro dichiarazioni, in tutto 4 più la mia, mi sono presentata alla caserma di Alba. Il maresciallo Claudio Grosso mi ha ascoltata e aiutata, così come ha fatto il capitano Giuseppe Santoro, poi impegnato nel caso di Giulia Tramontano».

Come si sente ora che il fotografo è stato arrestato?

«Sento di aver mantenuto la promessa fatta a varie ragazze che erano titubanti nel denunciare. Quando lo hanno arrestato l'ho visto di sfuggita ma lo volevo guardare in faccia. Ora spero che altre ragazze che sono state aggredite o hanno subito qualche forma di violenza abbiano il coraggio di parlare. È importante».

Lei ha parlato di lavoro investigativo. Cosa intende?

«Per mesi sono stata letteralmente l'ombra di Ferrante. Dopo i primi sospetti ho contattato tutti quelli che potevano aver avuto a che fare con lui. È stato un lavoro lungo. Mica potevo chiedere subito se avevano il dubbio che abusasse delle ragazze. Ho cercato di essere delicata. Alcune modelle, dopo un po' che ci sentivamo, si sono confidate con me e da lì è nata la denuncia. Ma non uscivano allo scoperto, per una sorta di ricatto morale».

In che senso ricatto morale?

«Temevano di non essere credute, non potevano provare i fatti, aspettavano di essere pagate e, nei contratti, erano vincolate da penali piuttosto alte».

Con lei come si è comportato il fotografo?

«All'inizio sembrava una persona a posto. Ma non mi pagava i 15mila euro promessi per alcuni lavori, quindi io mi sono dovuta rivolgere a un avvocato. Trovava scuse su scuse, compreso un ictus a sua madre. Frottola che, ho scoperto poi, raccontava a tante altre. Un giorno, mentre scattavamo foto in un casolare, mi mise le mani addosso durante un cambio d'abito di uno shooting. Ci fu una discussione, decisi di andarmene».

Lui ha mai intuito l'ipotesi di una sua denuncia?

«Pensava gli stessi così addosso solo per recuperare il denaro che mi doveva».

Ora che strada sceglierà? Modella, reporter o influencer?

«Voglio continuare a lavorare nel campo investigativo. Sono terribile, mia madre me lo ha sempre detto che quella era la mia strada».

Ha sospetti su altre agenzie?

«Quello delle agenzie per modelle è un ambiente molto particolare. La professionalità è rara. Quindi vorrei sensibilizzare le ragazze e metterle in guardia dalla manipolazione mentale dei farabutti che giocano con i loro sogni. E vorrei che capissero che, quando decidono di investire sul proprio corpo per impostare una carriera, devono stare doppiamente attente».

Pensa a una vera campagna anti violenza?

«Si.

Vorrei organizzate talk, forum e approfondimenti sulle agenzie. Ad esempio, vorrei parlare del costo dei book. Diffidare delle agenzie che chiedono cifre troppo alte. Il book dovrebbe costare 200-300 euro e poi portare a un lavoro garantito. C'è tanto sfruttamento, non va bene».

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