“Ci sono molti tipi di Sharia in arrivo e l'obiettivo è applicare le parti compatibili con la legge fondamentale”. Sono parole che sembrano pronunciate da un membro dei Fratelli Musulmani in Libia oppure in un altro Paese nordafricano dove l'Islam politico è in avanzata. E invece quella frase è di Omid Nouripour, nuovo leader dei Verdi in Germania.
La domanda sorge spontanea: come può un partito progressista appoggiare anche solo parzialmente alcuni principi della Sharia, ossia la legge islamica? Quest'ultima viene usata come base del diritto nei Paesi del Golfo, nelle sue forme più estreme anche in Afghanistan (e non solo dal regime talebano) e in altre aree del pianeta non certo note per tradizioni liberali. Al contrario, viene osteggiata nei Paesi a maggioranza musulmana generalmente definiti più laici, come Tunisia, Algeria ed Egitto.
Sembra esserci quindi un cortocircuito ideologico. Così come spiegato su IlFoglio, secondo Lorenzo Vidino, esperto di estremismo alla George Washington University, oramai i Fratelli Musulmani sono riusciti a inserire parti del proprio programma politico proprio nei partiti progressisti europei. Vidino lo ha spiegato a un evento del Trends Research and Advisory, un think tank degli Emirati Arabi Uniti, Paese che ha sì la Sharia ma che è da sempre ostile alla fratellanza.
La “mimetizzazione” dei Fratelli Musulmani
La fratellanza persegue l'ideale del cosiddetto “Islam politico”. La promozione cioè di valori conservatori e ispirati anche alla Sharia tramite strumenti di natura politica. In realtà non sono mancati sostegni anche a gruppi armati in passato, ma negli ultimi anni è l'aspetto politico a essere stato predominante. L'Islam politico lo si vuol esportare anche in Europa. Ma se prima i Fratelli Musulmani faticavano ad inserirsi nel panorama istituzionale del Vecchio Continente, adesso invece secondo Lorenzo Vidino la fratellanza è diventata molto abile nello strumentalizzare i partiti progressisti e liberali per i propri fini. In particolare, i loro membri hanno capito di poter arrivare nel cuore del dibattito politico europeo portando avanti argomentazioni più “laiche”.
Sembrerebbe un paradosso, ma puntare su tematiche quali l'antirazzismo, la lotta all'islamofobia e il terzomondismo hanno prodotto i loro effetti. Decine di associazioni, organizzazioni e gruppi politici legati ai Fratelli Musulmani hanno trovato sponda in alcuni partiti in Francia, in Belgio e in Germania.
Auréilien Taché, deputato francese eletto nel 2017 con En Marche, il movimento del presidente Macron, e passato poi con i Verdi nel 2020 ha destato scalpore con dichiarazioni favorevoli alla poligamia. Una pratica, quest'ultima, che in teoria dovrebbe essere osteggiata proprio dai partiti progressisti per via delle sue implicazioni soprattutto sul rispetto della donna. Ma in nome della laicità e del rispetto di ogni pratica, allora secondo questa prospettiva è possibile “difendere” tutto. Anche, ad esempio, l'uso del velo e l'uso del burkini in spiaggia.
Le dichiarazioni del leader dei Verdi in Germania va verso questa prospettiva. Per non alimentare islamofobia o per garantire tutte le istanze delle minoranze, anche la Sharia potrebbe essere sdoganata come tabù in Europa.
I rapporti con le istituzioni europee
Grazie alla sua metamorfosi, la fratellanza ha attuato in questi anni vere e proprie attività lobbistiche per influenzare diversi movimenti politici. Tutto questo ha prodotto finanziamenti a favore di molte associazioni legate ai Fratelli Musulmani. Almeno 52 milioni di Euro, ha osservato ancora Vidino, sono stati erogati dalla commissione europea tra il 2007 e il 2020 alla galassia della fratellanza, fatta di Ong, associazioni e fondazioni.
Soldi che, di per sé, non hanno un grande impatto vista l'enorme disponibilità economica dei Fratelli. Ma che certificano un dato politico ben preciso: le istanze islamiste oramai trovano molta sponda a Bruxelles, così come in diversi partiti del Vecchio Continente.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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