Partiamo da un fatto: le dichiarazioni, bollate (giustamente) come incredibili anche da ambienti a lui vicini, dal deputato francese Auréilien Taché. Quest'ultimo ha definito “strabiliante” la lotta alla poligamia, cioè contro la pratica di sposare contemporaneamente più di una donna, contenuta nel disegno di legge contro il cosiddetto “separatismo islamico”.
Facciamo adesso un piccolo passo indietro: Taché è stato eletto deputato nel 2017 tra le file del neonato movimento “En Marche!” del presidente Emmanuel Macron. Poi, qualche anno dopo, ha cambiato partito accasandosi con il partito verde. Il deputato è quindi passato all'opposizione ed è dagli scranni della minoranza parlamentare che ha criticato la legge contro il separatismo islamico.
Si tratta del documento con il quale il presidente francese vorrebbe ostacolare il terrorismo, andando a ridurre l'influenza del cosiddetto Islam politico, evitando quindi la propagazione di idee radicali e promuovendo la formazione di imam francesi. In poche parole, con questa legge la “Republique” vuole dare il proprio indirizzo ai cittadini di religione musulmana residenti nell'esagono. Per questo, tra le altre cose, la nuova norma si propone di andare contro alcuni principi, quali la poligamia e il “certificato di verginità”.
Ebbene, Taché si è opposto proprio alla condanna e al divieto di questi due elementi. E qui si arriva a un corto circuito piuttosto evidente. Il deputato ha dichiarato che “lo Stato non deve interessarsi se le persone vivono a 2 o a 3 assieme – così come si legge nelle sue dichiarazioni riprese anche da La Verità – Al di là della questione religiosa, è vero che ci sono delle persone che hanno dei modi di vita diversi, e lo Stato deve restarne fuori”. In poche parole, la sua visione estremamente laica va perfettamente a coincidere con la visione dell'estremismo islamico.
I principi laici in questo caso diventano dei lasciapassare per principi islamisti. Tutti possono fare tutto, lo Stato non deve intervenire, dunque un uomo può sposare due, tre o quattro donne e chiedere per loro anche un certificato di verginità. Sì perché alcuni ginecologi francesi hanno confermato ultimamente richieste di “garanzie” fatte da alcuni uomini sull'illibatezza delle future mogli. Secondo Taché toccare questo tasto vorrebbe dire, seguendo il discorso tenuto in tv nei giorni scorsi, “strumentalizzare pratiche molto minoritarie per alimentare l'islamofobia”. È vero che, per fortuna, il certificato di verginità non è diffuso e al momento non costituisce un fenomeno con numeri allarmanti. Al tempo stesso però condannarne il divieto assoluto, perorato dal disegno di legge voluto da Macron, potrebbe prestarsi a cattive interpretazioni.
Per questo Taché ha ricevuto molte critiche dopo il suo intervento televisivo: “Provo vergogna che tu sia stato eletto nel 2017 grazie all'investitura di En marche – ha dichiarato Aurore Bergé, esponente del partito di Macron – e che oggi come deputato difendi la poligamia e il certificato di verginità. Ma noi non transigeremo mai sui diritti delle donne nella nostra Repubblica”. Critiche anche dalla stessa sinistra, così come dai deputati di Rassemblement National di Marine Le Pen.
Sembrano lontani i tempi in cui, guardando all'altra sponda del Mediterraneo, si applaudivano quei “rais”, quali ad esempio il tunisino Habib
Bourghiba, che cancellavano la poligamia. Oggi, in nome di un presunto progresso, si difende questa pratica. E anche questo potrebbe indurre, all'interno del mondo islamico, a una maggiore popolarità delle idee più radicali.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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