Così le reti antirazziste appoggiano i Fratelli musulmani

Le associazioni antirazziste sempre più vicine alle istanze dei Fratelli Musulmani in Europa: un cortocircuito ideologico molto pericoloso anche per la sicurezza del Vecchio Continente

Così le reti antirazziste appoggiano i Fratelli musulmani

La retorica dei Fratelli Musulmani sembra oramai aver fatto breccia su un campo originariamente “insospettabile”. Quello cioè delle reti antirazziste. Un corto circuito ideologico certificato dalle più recenti prese di posizione di alcune associazioni in cui le istanze islamiste hanno coinciso con quelle di chi, almeno sulla carta, lotta contro ogni forma di discriminazione.

La lettera dell'Enar dell'ottobre 2020

C'è forse un esempio che, più di tutti, può spiegare questa incredibile commistione tra fratellanza e leghe antirazziste. È quello dell'ottobre 2020. A ricordarlo su IlFoglio è Mauro Zanon. In quel mese la Francia è stata sconvolta da alcuni attentanti di matrice islamista. Il 29 ottobre un ragazzo tunisino sbarcato il mese prima a Lampedusa ha ucciso almeno tre fedeli all'interno della cattedrale di Nizza. Ma prima ancora il Paese è stato sconvolto dal barbaro omicidio di Samuel Paty. Quest'ultimo era un professore di storia e geografia che in una lezione di educazione civica aveva parlato della necessità della libertà di parola, mostrando tra le altre cose una copertina di Charlie Hebdo dopo l'attentato del 7 gennaio 2015.

Una mossa che gli è costata la vita. Da quel giorno Paty è stato raggiunto da accuse di razzismo sul web e un islamista lo ha decapitato non lontano dalla sua scuola. Proprio in quei giorni però per l'Enar, European Network Against Racism, l'emergenza non era quella legata alla condanna degli attacchi islamisti. Al contrario, il vero tema da affrontare secondo il raggruppamento di associazioni antirazziste era l'islamofobia in Francia.

Non a caso il 19 ottobre 2020 l'Enar ha pubblicato una lettera in cui ha espresso sostegno al Collectif contre l'islamophobie en France (Ccif), un'organizzazione impegnata ufficialmente nelle denunce di razzismo alti musulmano in Francia ma che, secondo il governo che ne ha poi deciso lo scioglimento nel dicembre successivo, faceva propaganda islamista. Negli anni precedenti in effetti il Ccif aveva preso posizione contro l'espulsione di imam radicali e altre misure volte a contrastare il terrorismo.

Nel suo comunicato l'Enar ha invece elogiato il Ccif, chiedendo al governo di non procedere con lo scioglimento e anzi di appoggiare le istanze anti islamofobe portate avanti dal network. Nel far avnzare questa richiesta, firmata tra gli altri anche da professori universitari e da altre associazioni antirazziste, l'Enar ha utilizzato molte argomentazioni tipiche dei Fratelli Musulmani. Come, ad esempio, il no categorico alla cosiddetta “legge sul separatismo”, approvata nel 2021 dal parlamento francese e vista come fumo negli occhi dagli islamisti in quanto mira a un maggior controllo dello Stato sulle istituzioni religiose. Secondo l'Enar, la Francia sarebbe nel pieno di una “caccia alle streghe” contro i musulmani in grado di alimentare odio verso l'Islam.

Il perché del cortocircuito

Una presa di posizione del genere per i Fratelli Musulmani è una vera e propria manna dal cielo. La fratellanza, ispirata al cosiddetto “Islam politico”, ha sempre cercato varchi nel dibattito europeo per portare le proprie posizioni nel Vecchio Continente. Il continuo sostegno delle associazioni cosiddette antirazziste va proprio in questa direzione. Anche perché i Fratelli Musulmani hanno sempre fatto del vittimismo una delle maggiori armi di propaganda.

Far credere ai musulmani europei di essere sotto assedio e di essere vittime di discriminazioni sta loro garantendo sostegno politico ed economico. Soprattutto da Turchia e Qatar, i due Paesi più attivi nel finanziamento alla galassia dell'Islam politico. Basti ricordare come il presidente turco Erdogan, all'indomani della sparatoria in una moschea in Nuova Zelanda avvenuta nel 2019, ha mostrato le immagini dell'attacco alla folla affluita a un suo comizio elettorale.

Le reti antirazziste hanno spesso espresso la propria contrarietà ad alcuni tratti delle varie società occidentali, considerate più volte razziste e poco “aperte” verso membri di altre religioni. Vale per la Francia, così per l'intera Europa. Da qui l'appoggio dato ad associazioni islamiste che ha generato il cortocircuito ideologico. Per appoggiare chi denuncia presunte discriminazioni si appoggiano associazioni che, tra le altre cose, promuovono l'imposizione del velo alle donne e l'espansione dell'Islam politico in Europa.

Valori, in teoria, non proprio in linea con le ideologie base delle associazioni antirazziste. Un problema diventato anche politico: il vero rischio è vedere istituzioni europee che, appoggiando le linee antirazziste, indirettamente sostengono network vicini alla fratellanza.

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