O italiano o inglese. In Sardegna fa ancora molto discutere la decisione della soprintendenza di vietare l'uso del catalano nei pannelli informativi nell’area archeologica della Villa romana di Sant’Imbenia, ad Alghero.
"Per i cartelli informativi si autorizza l’uso della lingua italiana e la traduzione in lingua inglese, ma non della proposta in lingua catalana, in quanto non rientra tra le lingue ufficiali dell’Unione europea per l’interazione con il pubblico, le organizzazioni e gli Stati membri", è stata la decisione del soprintendente del ministero della Cultura, Bruno Billeci. Un fatto non irrilevante se si pensa che Carles Puigdemont, leader indipendentista catalano, al momento della sua scarcerazione avvenuta ad Alghero a fine settembre è stato accolto da un bagno di folla e ha dichiarato: "Qui mi sento a casa". La nota città di mare del Nord-Ovest della Sardegna, infatti, per storia, cultura e tradizioni ha sempre avuto forti legami con la Catalogna e il catalano rappresenta per gli algheresi una sorta di seconda lingua.
Anzi, come spiega a ilGiornale.it lo scrittore Gianni Marilotti, senatore del Pd e presidente della commissione per la Biblioteca e Archivio Storico di Palazzo Madama, il catalano è una lingua a tutti gli effetti, tutelata a più livelli. "La democrazia linguistica è un diritto universale sancito dall'Onu, dall'Ue e dalla legge italiana. Al di là dei rapporti storici e culturali con la Catalogna, un'alta fetta di popolazione usa il catalano come lingua e non ci sono motivi per imporre tali divieti". Insomma, i politici sardi di tutti gli schieramenti sono pronti a mobilitarsi in difesa del catalano. "Un Paese che ha una lingua solida come l'Italia non deve aver paura di valorizzare le tante piccole patrie di cui è composta e che hanno tradizioni secolari o millenarie", dichiara il deputato ex M5S Pino Cabras, oggi esponente di Alternativa c'è. Salvatore Deidda, deputato di Fratelli d'Italia, confida in una rapida soluzione della vicenda: "Secondo noi – dice parlando a nome di tutti meloniani sardi - le scritte in algherese e catalano non possono non esserci, data la storia della città. C'è stata una scarsa comunicazione tra i soggetti interessati e tutta tempesta si fermerà a breve anche perché la normativa prevede la valorizzazione delle lingue minoritarie".
Deidda è convinto che "la sovrintendenza capirà come agire col buon senso perché tutti sappiamo quanto Alghero ci tenga alla valorizzazione delle lingua e della cultura catalana". E chiosa: "Invito le varie amministrazioni a trovare una soluzione altrimenti interverrò personalmente con un'interrogazione parlamentare".
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