«Invece di ringraziare, ci criticano pure». Arriva durissima la risposta di Amadeus ai consiglieri Rai infastiditi perché non sono stati messi al corrente della presenza del presidente Mattarella nella prima serata del Festival di Sanremo. Insomma - dice il presentatore - invece di festeggiare un avvenimento storico e i risultati di ascolto eclatanti (60 per cento di share), la Rai si spacca. Per questo l'irritazione del conduttore, del suo entourage e del direttore Prime Time Stefano Coletta si tocca con mano nella sala stampa di Sanremo. Irritazione che sale ancora di più quando si fa notare la «preoccupazione» del Cda perché «l'operazione Mattarella» è stata gestita passando sopra i vertici Rai da Lucio Presta, che non ha ruoli ufficiali nella tv di Stato, ma è manager del conduttore, di Morandi e di Benigni (la cui lettura della Costituzione è stata la chiave di volta per convincere Mattarella a venire a Sanremo) e di fatto organizzatore reale del Festival. «Al posto dei consiglieri - attacca Amadeus - direi grazie a qualunque persona abbia fatto in modo che il presidente fosse all'Ariston. Invece di colpevolizzarla andrei a stringergli la mano». E precisa con chiarezza che «la trattativa è stata gestita da Presta con Giovanni Grasso, portavoce del Quirinale, semplicemente perché si conoscono e si stimano da tempo». Ma perché era necessaria tutta questa segretezza? «Per ragioni di sicurezza del presidente stesso, come ci ha chiesto il Quirinale».
Al di là di questa poco convincente spiegazione, le repliche di Amadeus e del direttore Coletta («Io non mi sono per nulla sentito sminuito dall'essere tenuto all'oscuro di tutto») mostrano la totale confusione che regna ora in Rai. Come sempre succede in un momento di passaggio. Il vertice e il cda sono specchio delle larghe intese di Draghi e finché l'attuale maggioranza (leggi Giorgia Meloni, che per ora ha deciso di lasciare Fuortes al suo posto) non deciderà di metterci le mani, la situazione andrà peggiorando. Parte dei consiglieri - quelli di centrodestra - stanno cercando da tempo di buttare l'ad (espressione della sinistra draghiana) fuori dall'azienda, contestando aspetti economici e gestionali, ma lui resiste concedendo spazi e uomini alle istanze dell'attuale Governo. E quanto successo per Mattarella è lo specchio di tutto questo. In nessuna azienda «normale» operazioni come quella di Mattarella sarebbero gestite esternamente. Ma in nessuna azienda «normale» accadrebbe che, proprio nei minuti in cui Mattarella appare sul palco dell'Ariston ed entra Benigni per declamare la Costituzione, il Cda, massimo organo di governo dell'azienda medesima, protesti per quanto sta accadendo. In questa chiave, c'è, addirittura, chi insinua che il Capo dello Stato sia stato «coinvolto» in un'operazione di soccorso «rosso» all'attuale governance per mantenere ai loro posti l'ad e, a cascata, quelli che a lui sono più o meno legati, dal direttore Coletta a tutti i manager interni ed esterni più vicini al Pd.
Non per nulla Salvini strepita contro il festival un giorno sì e l'altro pure. Prossimo appuntamento di scontro la presenza-non presenza di Zelensky sabato sera. Anche da questa operazione i consiglieri sono tagliati fuori.
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