Così sono state spiate le alte cariche dello Stato. La Russa: "Disgustato, coinvolti i mie figli"

Hackerato un account di Mattarella. E intercettati esultavano: "Possiamo sputtanare tutta Italia"

Così sono state spiate le alte cariche dello Stato. La Russa: "Disgustato, coinvolti i mie figli"
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Nella presunta centrale dei dati rubati di via Pattari 6, nel cuore di Milano, a un certo punto, quasi per uno sfizio, si cercano anche informazioni sul presidente del Senato, Ignazio La Russa e sul figlio. Siamo negli uffici della Equalize, la società di investigazioni fondata dall'ex super poliziotto Carmine Gallo, con socio di maggioranza il presidente di Fondazione Fiera Milano Enrico Pazzali. Qui c'è quella che per i pm sarebbe una «collaudata macchina informatica e telematica costruita per effettuare gli accessi abusivi» alle banche dati istituzionali. Talmente pervasiva da poter scaricare dati direttamente dall'archivio Sdi del Ministero dell'Interno, accessibile solo alle forze dell'ordine, contenente per esempio i precedenti penali, le denunce, e altri elementi sensibili. Una vera piattaforma criminale chiamata «Beyond», creata dagli informatici del sodalizio, in grado non solo di penetrare nelle banche dati ma anche di esfiltrare e di aggregare i contenuti. Per i pm sarebbero entrati nei sistemi dello Stato con «frequenza quotidiana». Un rischio per la stessa democrazia, scrivono i magistrati, derivante dalla «creazione di vere e proprie banche dati parallele» attraverso le quali gli indagati sarebbero stati in grado di «tenere in pugno» il Paese. «Possiamo sputtanare tutta Italia», è il tenore delle frasi intercettate.

Le cimici piazzate dagli investigatori riprendono la ricerca abusiva sul presidente del Senato. È il 19 maggio 2023, Samuele Calamucci, l'hacker dell'agenzia, consegna a Pazzali gli esiti di una ricerca su altri soggetti, ma l'altro gli chiede: «Fammene un'altra nel frattempo! Ignazio La Russa, del '53, no, ha settantacinque anni lui... vai giù questo... 18 luglio.... esatto, abita in». I due stanno consultando qualcosa al computer. Pazzali chiede di inserire nel cervellone illegale anche il nome del figlio di La Russa: «E metti anche un altro se c'è...come si chiama l'altro figlio? come si chiama? Prova Geronimo La Russa». Ieri il presidente del Senato in una nota ha dichiarato di conoscere «da anni Pazzali, che ho sempre ritenuto una persona perbene e vorrei poter considerare, fino a prova contraria, un amico di vecchia data. Attendo di avere altri elementi, e sono stupito più che allarmato. Sono disgustato dal fatto che ancora una volta i miei figli debbano pagare la colpa di chiamarsi La Russa se risulterà confermato che anche loro sono stati spiati. Ora l'unica cosa che mi premerebbe sapere è chi possa aver commissionato il dossieraggio contro la mia famiglia».

Altri personaggi noti sono finiti in modo diverso nel mirino del gruppo. In una intercettazione si fa il nome del capo dello Stato, Sergio Mattarella. Calamucci e Gallo, scrivono i pm, «lasciano intendere di aver intercettato (...) un indirizzo email assegnato alla massima carica dello Stato o comunque di essere riusciti (...) a utilizzare abusivamente o a clonare il predetto account». Calamucci spiega a Gallo: «Noi l'abbiamo spedita a venti persone, più tre mail, una mail intestata a Mattarella, con nome e cognome che se vanno a vedere l'account è intestato al Presidente della Repubblica». Nelle conversazioni spunta anche il nome di Matteo Renzi tra le possibili ricerche da fare. Tanto che Gallo, sentendo il nome dell'ex premier si mostra «scioccato» delle possibili mire di Pazzali. «Minchia, quello va a fare Renzi, cazzo però!». Poi spiega ai collaboratori che alcuni nomi politicamente esposti non si potrebbero cercare, perché «esistono degli alert dello Sdi. Noi i Deputati, i Senatori e i Consiglieri Regionali, noi non possiamo farli perché c'è l'alert».

Ma l'hacker lo rassicura, il sistema progettato da loro bypasserebbe il problema: «No, nel nostro caso non c'è alert. Le mie interrogazioni non le fa un poliziotto, le fanno direttamente quelli che hanno fatto l'infrastruttura e fanno la manutenzione».

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