Enrico Letta continua a insistere: non è in gioco il governo ma la democrazia italiana. Ed è da questo assunto che discendono tutte le mistificazioni del suo campo largo a proposito della proposta presidenzialista annunciata da Berlusconi. Nel centrosinistra è scattato l'allarme. E anche chi ha nel proprio passato l'onta di aver chiesto l'impeachment per Mattarella (Luigi Di Maio) è insorto a difesa del Quirinale e delle regole con cui viene scelto il capo dello Stato. Mistificazioni che hanno portato lo stesso Berlusconi a tornare sull'argomento. Nonostante i tanti messaggi di sostegno e nonostante le rassicurazioni che numerosi costituzionalisti (anche di sinistra) hanno offerto circa l'ovvietà delle sue parole, il leader azzurro ha sfruttato la ribalta dei social per un accorato sfogo sull'incidente definendosi «amareggiato e indignato» per le bugie ordite da tanti esponenti del blocco di sinistra riguardo il presunto attacco contro il presidente Mattarella. «È palesemente assurdo imputarmi un atteggiamento ostile verso il presidente Mattarella - spiega Berlusconi -, al quale ho sempre manifestato, in pubblico e in privato, rispetto istituzionale e stima personale. Basta ascoltare la registrazione della trasmissione di Radio Capital per smontare l'inganno della sinistra. Io mi sono limitato a rispondere a una domanda con una considerazione ovvia: il Capo dello Stato e con lui anche il Governo e probabilmente lo stesso Parlamento - di fronte a un profondo cambiamento costituzionale deciso dal Parlamento, delle regole e degli assetti istituzionali, dovranno essere rinnovati in base al nuovo dettato costituzionale. I tempi e i modi nei quali questo dovrà avvenire saranno ovviamente regolati da norme transitorie». Chi lo accusa di aver attaccato il Quirinale, poi, non tiene conto che lo stesso Berlusconi ha spiegato che per ogni modifica costituzionale il primo custode del corretto cambiamento sarebbe proprio il capo dello Stato, che lo stesso Berlusconi definisce «l'autorevole garante di un'ordinata transizione». «Tanto lontane erano le mie parole da qualunque significato ostile nei suoi confronti - aggiunge il leader azzurro -, che ho espresso l'auspicio che sia lo stesso Mattarella a succedere a sé stesso, con le nuove regole, ben sapendo quanto la sua figura sia stimata e apprezzata dagli italiani». «Evidentemente si vuole una campagna elettorale fondata sulla falsificazione e sulla demonizzazione dell'avversario. La cosa peggiore per il Paese. Forza Italia e il centrodestra non si presteranno mai a questo gioco e continueranno a mettere sul tavolo proposte costruttive per il futuro e il benessere degli italiani».
E intanto incassa il sostegno degli alleati. Da Maurizio Lupi («il presidenzialismo è nel nostro programma») a Giorgia Meloni («un diritto degli italiani scegliere il capo dello Stato»), i leader della coalizione sono tornati ieri a parlare di come parte integrante del programma di governo.
Ed è di tutta evidenza che dietro gli attacchi del centrosinistra c'è la paura che il 25 settembre il centrodestra possa conquistare una maggioranza qualificata del parlamento che consentirebbe al prossimo esecutivo e ai partiti che lo sostengono di portare avanti le riforme costituzionali che da tanti anni vanno chiedendo. Da Letta a Di Maio (che ancora ieri sosteneva che Berlusconi «vuole dissolvere la democrazia») questa diventa la vera posta in gioco del 25 settembre.
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