La difesa di Alfredo Cospito chiede i domiciliari per motivi di salute. La battaglia legale si sposta sul differimento della pena per le condizioni precarie dell'anarchico che da quattro mesi è in sciopero della fame per protesta contro il 41 bis. Dopo il no, prima del ministro della Giustizia e poi della Cassazione, alla revoca del carcere duro, il legale di Cospito, Flavio Rossi Albertini, ha depositato l'istanza di differimento della pena al Tribunale di Sorveglianza di Milano. Si chiede che Cospito possa espiarla ai domiciliari a casa della sorella, di fatto revocando anche il 41 bis, seppur temporaneamente. «Potrei essere morto e non se ne accorgerebbero», fa sapere Cospito, per voce del suo avvocato.
L'udienza è fissata il 24 marzo, decideranno sul caso la stessa presidente della Sorveglianza Giovanna Di Rosa, il magistrato Ornella Anedda e due esperti. Parere non scontato che si misurerà anche con precedenti di giurisprudenza in cui il differimento è stato negato nei casi in cui lo stato di salute per cui sono stati chiesti i domiciliari sia stato provocato, cioè autoindotto, dallo stesso detenuto.
Da due giorni Cospito è di nuovo ricoverato al San Paolo di Milano, trasferito dal carcere di Opera - dove era tornato da poco - nel reparto di medicina penitenziaria del nosocomio. Aveva dei valori di potassio troppo alti, per questo è stato necessario un ricovero cautelativo per monitorare la situazione. Condizioni che sembrano stabili ma precarie. I valori dopo il ricovero sarebbero tornati in linea con la sua condizione. Il quadro però resta difficile perché l'anarchico, 55 anni, continua con il digiuno, e ha nuovamente smesso di assumere gli integratori salvavita. Al momento solo acqua, sale e zucchero. In vista dell'esame dell'istanza di differimento da parte del suo legale, potrebbero essere richiesti altri esami sulla condizione psichica di Cospito.
Ieri si è espresso anche il Comitato Nazionale di Bioetica al quale un mese si era rivolto il ministero della Giustizia. E il parere a maggioranza è chiaro: Cospito può rifiutare i trattamenti sanitari e opporsi alle «misure coercitive contro la volontà attuale della persona», In una nota si spiega che i membri «ritengono che non vi siano motivi giuridicamente e bioeticamente fondati che consentano la non applicazione» della legge sulle cosiddette disposizioni anticipate di trattamento. Il detenuto, insomma, «può rifiutare i trattamenti sanitari» e quindi opporsi alle cure mediche, in via generale, può rifiutare i trattamenti sanitari anche mediante le Dat. Il Comitato spiega che la maggioranza «ha ritenuto che, nel caso di imminente pericolo di vita, quando non si è in grado di accertare la volontà attuale del detenuto, il medico non è esonerato dal porre in essere tutti quegli interventi atti a salvargli la vita» e rileva che «la stessa Corte europea dei diritti umani ha sostenuto di recente che né le autorità penitenziarie, né i medici potranno limitarsi a contemplare passivamente la morte del detenuto che digiuna».
Ma chiarisce anche che «la nutrizione e l'idratazione artificiali possono essere rifiutate, anche mediante le Dat e la pianificazione condivisa delle cure. Il diritto inviolabile di vivere tutte le fasi della propria esistenza senza subire trattamenti sanitari contro la propria volontà, costituisce un principio costituzionale fondamentale del nostro ordinamento».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.