Tutti gli errori di Conte nelle parole degli esperti

Dall’illegittimità dello stato di emergenza al susseguirsi di Dpcm incostituzionali. Il professor Guzzetta: “Democrazia colpita al cuore"

Tutti gli errori di Conte nelle parole degli esperti

Era il 2020, i duri mesi del lockdown, quando due persone furono sorprese in giro e fermate dalla polizia che non riscontrò motivi di salute, lavoro o comprovata urgenza: le uniche eccezioni che il Dpcm dell’8.03.2020, emesso dall’allora presidente del Consiglio Conte, ammetteva come giustificazioni per mettere il naso fuori di casa. Finì con una denuncia che provocò l’imputazione dei due, citati a giudizio per aver violato l’art.650 del codice penale, che prevede la punizione nel caso dell’inosservanza di un provvedimento. Ma il Dpcm in questione poteva considerarsi “provvedimento legalmente emesso dalle autorità?”

La svolta arriva infatti poche settimane fa, precisamente il 17 febbraio scorso, quando viene depositata la seconda sentenza in Italia, a firma dello stesso giudice, che scagiona i due imputati. Dal Tribunale di Pisa il giudice onorario Lina Manuali con una sentenza sostiene senza se e senza ma che i famosi e controversi Dpcm dell’era Conte fossero a tutti gli effetti incostituzionali, assolvendo con formula piena gli imputati perché il fatto non sussiste.

“A dirlo non sono io, ma la Costituzione – afferma Manuali –, durante il Governo Conte sono stati presi provvedimenti che non solo hanno limitato la libertà dei cittadini, ma violato a tutti gli effetti i loro diritti fondamentali. Il Dpcm che ha dato inizio al lockdown si è configurato in un vero e proprio obbligo di permanenza domiciliare, andando a contrastare in primis l’art 13, il più importante, che tutela la libertà personale”.

Uno “strike” di tutti i diritti fondamentali, quello di Conte, che in un solo colpo ha calpestato: libertà individuale (art.13), libertà di circolazione e soggiorno (art.16), libertà di riunione (art 17), libertà di associazione (art 18), libertà di religione (art 19), delegazione legislativa (art 76) e l’art 77 che regola i decreti legge e i poteri d’ordinanza.

“Ma non solo – prosegue il Giudice - i Dpcm, al contrario dei DL, sono atti amministrativi non aventi forza di legge, che non possono per nessuna ragione scavalcare i diritti della Carta”. A confermare la tesi anche il giurista e professore universitario Giovanni Guzzetta, ricordando che è proprio la Corte Costituzionale a qualificarli in tal senso nella sentenza n° 198/2021.

Un tema che ha fin da subito spaccato in due la magistratura, tra togati rimasti in silenzio e altri che, nel tentativo di preservare la Carta Costituzionale, sono stati ignorati.

Ma l’inizio di questa impasse, in cui il Conte “avvocato del popolo” è caduto, inizia ancor prima: era il 31.01.2020 quando l’ormai ex presidente del Consiglio e il suo Governo dichiarò lo stato d’emergenza per l’Italia. Chi aveva conferito quel potere a Conte? Su quali basi è stato emesso e soprattutto era del Governo la competenza di regolamentare una situazione per cui la Costituzione non prevede leggi speciali?

“Nella Costituzione – afferma la giudice Manuali – non è riscontrabile alcuna disposizione che conferisca poteri particolari al Governo, tranne nel caso di dichiarato stato di guerra emesso dalle camere e dal Presidente della Repubblica, come afferma l’art 78”.

Se per gli italiani il Covid è stata una guerra, per la legge non è così: “Escluderei che alla pandemia sia applicabile l’art 78 della Costituzione – spiega Guzzetta – il dubbio di taluno è che la dichiarazione dello stato di emergenza non fosse conforme ai presupposti previsti dal Testo unico sulla protezione civile (adottato per gestire l’emergenza, ndr). Senza entrare nel merito, si tratterebbe di un’ipotesi di illegittimità, perché non esiste alcuna norma costituzionale sullo stato di emergenza. I problemi di incostituzionalità riguardano poi la legittimità delle singole scelte adottate dopo”.

Per giustificare i suoi provvedimenti l’ex premier ha sempre invocato l’urgenza anche se, come precisa Manuali “in una situazione come quella che abbiamo vissuto, se ce ne fosse stata la volontà, sarebbe stato assolutamente fattibile emanare decreti legge invece che Dpcm”.

Eppure l’allora presidente della Corte Costituzionale, Marta Cartabia, aveva sottolineato che “la Costituzione deve essere la nostra bussola per affrontare l’emergenza”. Perché il Governo abbia deciso di ignorare quelle parole resta un mistero.

“Abbiamo assistito a una delega totale al premier Conte, che da solo ha agito senza l’interlocuzione di un Parlamento che è stato declassato a un organo ratificatore e che non si è preso la responsabilità di far cadere il Governo – continua il giudice onorario – In due anni c’è stato solo un susseguirsi di decisioni incostituzionali prese dal presidente del Consiglio, senza un effettivo coinvolgimento da parte delle varie forze politiche”.

E sulla mancata centralità del Parlamento anche Guzzetta conferma: “Alcune scelte compiute sono rientrate nell’ambito dell’opportunità politica. Sul piano giuridico sicuramente si sarebbe dovuto evitare il metodo dei Dpcm e si sarebbe dovuto operare per rendere il Parlamento più completo, efficiente e solerte. Su questo si dovrà riflettere: come evitare che una democrazia colpita al cuore cada nella tentazione di abbassare la guardia e affidarsi fideisticamente alla guida di uno o pochi uomini”.

Le decisione di Conte avrebbero portato “alla violazione delle singole norme della Carta”, afferma Guzzetta. “Dovevano essere adottati decreti leggi e non atti di un singolo organo monocratico come il Presidente del Consiglio. Io credo che l’impianto della Costituzione sulla forma di governo e dell’assetto istituzionale della nostra democrazia sia stato quantomeno eluso con la politica dei Dpcm”. Anche Manuali conferma la tesi: “Deve sempre esserci un bilanciamento, dove l’ago della bilancia è solo il rispetto della dignità della persona umana”.

E non è finita qui: se scavalcare i diritti fondamentali delle persone non era abbastanza, ci si è messo anche il Cts a fare la sua: “Nel momento in cui il Governo decide di emettere Dpcm su pareri esterni – spiega il giudice autrice della sentenza – è obbligatorio rendere disponibili e fruibili le documentazioni relative a questi pareri, proprio per verificarne la legittimità. Le documentazioni del Cts sono state addirittura secretate per molto tempo, non permettendo agli esperti di poterle consultare”. Guzzetta aggiunge: “Il fatto che questi verbali siano stati sottratti dall’esame del Parlamento e dei cittadini è un fatto gravissimo”.

Le responsabilità sembrerebbero chiare, Carta alla mano, anche se la questione resta scivolosa perché i togati, in primis, non hanno mai manifestato la volontà di andare fino in fondo al problema, lasciando la questione in sospeso. Si può parlare, quindi, di abuso di potere di Conte?
“Bisogna valutare caso per caso – risponde Manuali – certo è che, adottando strumenti che non rispettano la Costituzione, una responsabilità quantomeno civilistica può esserci. Sicuramente abbiamo visto come la funzione legislativa del Parlamento è stata oscurata da Conte”.

“A far tacere i togati –

conclude il costituzionalista Guzzetta – probabilmente tanti fattori, ma ora è bene fare tutti un esame a mente fredda, in modo che la prossima volta i dispositivi di reazione del sistema siano costituzionalmente più adeguati”.

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