È la frenata della Lega sul reddito di cittadinanza l'argomento del giorno dentro Forza Italia. Nel partito azzurro ci si interroga sull'affondo prima di Giancarlo Giorgetti, poi di Armando Siri che propone che i fondi del reddito vadano piuttosto alle aziende che si incaricano di formare i lavoratori disoccupati. Gli occhi sono anche puntati sulle dure critiche di Assolombarda sulla manovra, con Carlo Bonomi che la giudica «totalmente scollegata dalla realtà». E aggiunge: «Così non serve a niente, possono risparmiare i soldi per quanto ci riguarda».
L'impressione è che le differenze di valori che dividono i due principali azionisti della maggioranza stiano venendo allo scoperto e stia salendo la pressione esercitata sulla Lega dalle classi produttive del Nord Italia. La sensazione e la speranza, inaspettata fino a pochi giorni fa, è quella di un divorzio imminente. «Dopo Giorgetti anche Siri azzoppa il reddito di cittadinanza targato Movimento Cinquestelle dice Mariastella Gelmini. «Finalmente la Lega si sta rendendo conto dei danni che farebbe al Paese una misura contro chi lavora e contro chi produce. Facciamo investimenti, non assistenzialismo».
Alessandro Cattaneo sottolinea il valore squisitamente propagandistico del reddito di cittadinanza. «È stato, in campagna elettorale, uno straordinario voto di scambio per il M5S e verrà strumentalizzato ancora in vista delle Europee. Ma le risorse mancano e se nel 2019 ci sarà copertura parziale, nel 2020 sarà ancora più complesso finanziarlo. I principali delusi saranno proprio coloro che devono beneficiarne».
Il tentativo di Forza Italia è quello di far passare il principio di realtà all'interno di una comunicazione governativa che evita di sottoporsi a una stringente verifica dei fatti. «Al di là delle divergenti opinioni sul reddito di cittadinanza, Giorgetti non ha detto altro che la verità su questa misura demagogica, resta la truffa agli italiani» dichiara Maurizio Gasparri. «Ammesso che vengano stanziati effettivamente dieci miliardi per questa misura, tolto un miliardo che va ai centri per l'impiego, i rimanenti nove miliardi, divisi per l'importo di 9.360 euro, pari all'erogazione del reddito di cittadinanza di 780 euro al mese per 12 mesi per ciascuna persona, ci dicono che potrebbero essere erogati un milione di sussidi. Saremmo larghissimamente al di sotto dei sei milioni e mezzo di italiani di cui, mentendo, parlano i grillini. È una grande truffa». E proprio sull'assenza di coperture c'è anche chi come Francesco Giro medita di ricorrere alle vie legali. «Sto valutando se vi sono gli estremi e i giusti profili giuridici per denunciare il governo e in particolare il Presidente del Consiglio Conte, il Ministro dell'Economia Tria e il Ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico Di Maio, per truffa e tentata estorsione. La truffa si configura nel promettere un reddito di cittadinanza senza alcuna copertura finanziaria, visto che in base al numero degli aventi diritto e per rendere stabile la misura assistenziale servirebbero 50 miliardi e non i 7,5 finora previsti nella manovra economica». Alessandro Sorte, invece, punta il dito contro il mancato stimolo alla crescita.
«Si parla tanto del deficit al 2,4% del Pil dovuto alla manovra del governo, ma il vero tema è come si vogliono spendere per fare tornare a crescere il nostro Paese. Servirebbe l'abolizione dell'Irap e sgravi fiscali per le imprese che assumono a tempo indeterminato».
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