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Cresce l'incubo nucleare. "Test al confine e siluri". Altri Himars dagli Usa

Indiscrezioni da fonti Nato. Il Cremlino nega. La Casa Bianca: "Per ora nessuna conferma"

Cresce l'incubo nucleare. "Test al confine e siluri". Altri Himars dagli Usa

Il Cremlino la chiama «retorica nucleare» e usa l'espressione per derubricare a propaganda le ultime indiscrezioni di stampa e le ipotesi sull'uso dell'atomica, che a detta del portavoce Dmitry Peskov sarebbero opera «dei media e dei politici occidentali». La Russia «non ha intenzione di partecipare a tutto questo», ha spiegato deciso il Cremlino. Eppure, dopo l'invito del leader ceceno Ramzan Kadyrov, che ha esortato Vladimir Putin a usare armi nucleari tattiche a bassa intensità in Ucraina, e dopo che il Cremlino ha frenato e liquidato come «emotiva» la richiesta, sempre più numerose e dettagliate si rincorrono le soffiate sui possibili piani di Mosca - addirittura i primi movimenti - che porterebbero dritti all'uso dell'atomica come arma di guerra in Ucraina.

Le ultime indiscrezioni sui rischi di un'escalation russa sono arrivate dal Times di Londra, secondo cui la Nato ha già avvertito i Paesi membri delle intenzioni di Putin di usare armi di distruzione di massa al confine con l'Ucraina, effettuando un test nucleare. Un'ipotesi «non impossibile», anche se rischiosa perché per errore una città russa di frontiera potrebbe essere colpita. E non è il solo avvertimento che sarebbe emerso da fonti dell'Alleanza atlantica, secondo il quotidiano londinese. L'altro avviso riguarda l'intenzione russa di usare la cosiddetta «arma dell'apocalisse», cioè di voler testare il siluro Poseidon. Equipaggiato con una testata atomica, il siluro è trasportato dal sottomarino K-329 Belgorod, al centro di movimenti sospetti nell'Artico, anche se l'area più a rischio per gli attacchi resta soprattutto il Mar Nero. Ultima - ma non meno inquietante - c'è la notizia di un treno diretto verso l'Ucraina e gestito dalla divisione nucleare russa. Konrad Muzyka, analista polacco della Difesa, ha riferito che il convoglio è stato avvistato nel centro della Russia, operato dalla 12esima divisione della Difesa di Mosca «responsabile delle munizioni nucleari, del loro stoccaggio, trasporto e consegna alle unità».

Mosca getta acqua sul fuoco. «La dottrina nucleare russa è molto precisa. In due sole circostanze è giustificato l'uso di una tale arma: un attacco nucleare contro la Russia e i suoi alleati o un attacco convenzionale che minacci l'esistenza del nostro Stato», ha ricordato l'ambasciatore russo a Parigi, Alexeï Meshkov. Ma la portavoce della Casa Bianca si dice preoccupata, anche se gli Usa «al momento non hanno indicazioni che la Russia si stia preparando nell'immediato a usare armi nucleari». «Prendiamo molto sul serio qualsiasi minaccia nucleare», spiega Karine Jean-Pierre.

Gli indizi sembrano portare dritti a uno dei princìpi fondamentali della dottrina militare russa: escalation per la de-escalation. La Russia potrebbe alzare la tensione - anche con un test nucleare, come ha fatto la Nord Corea - nel tentativo di spaventare, per costringere Kiev e l'Occidente a maggiore cautela, specie adesso che Mosca è in difficoltà sul campo.

Proprio nell'ottica di sostenere la controffensiva ucraina, gli Stati Uniti non smettono di dare sostegno a Kiev. Il presidente Joe Biden ieri ha chiamato il leader ucraino Volodymyr Zelensky. Gli Usa invieranno un nuovo pacchetto di aiuti militari da 625 milioni di dollari. Comprende 4 sistemi lanciarazzi Himars, 32 obici e migliaia di munizioni che portano in tutto a 16,8 miliardi il sostegno di Washington. Mancano gli Atacms (Army Tactical Missile System), missili balistici superficie-superficie, che Kiev chiede ma gli Usa temono di inviare nel timore che contribuiscano a colpire il territorio russo, con il rischio di scatenare una guerra mondiale. Uno scenario che sembra avvicinarsi, avverte Mosca.

Il sostegno americano a Kiev «spinge la situazione più vicina al pericoloso punto di un confronto militare diretto tra Russia e Nato», secondo il vicedirettore del Dipartimento per il controllo delle armi del ministero degli Esteri di Mosca, Konstantin Vorontsov.

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