Dopo la flat tax e il presidenzialismo è la volta del Covid come argomento di scontro elettorale. E nello specifico il motivo del contendere è la candidatura del virologo Andrea Crisanti. L'ormai celebre medico è stato candidato nelle liste del Partito democratico. Mossa che consente agli avversari politici di malignare sulla coerenza della linea dem. Secondo i detrattori di questa linea, il partito di Letta ha contraddetto sé stesso con la candidatura di uno scienziato che prima avrebbe messo in discussione l'efficacia dei vaccini e poi avrebbe insistito per le chiusure totali, anche quando la pandemia era sotto controllo e i rischi di contagio ridotti. Il virologo è preso di mira a 360 gradi. Le sue posizioni vengono, per esempio, definite da Matteo Renzi liberticide. D'altronde lo stesso Crisanti anche ultimamente è tornato a evocare lo spettro del lockdown come una delle misure più efficace per la lotta alla diffusione del Covid.
Lo attacca anche la Lega con in testa il suo segretario che su Twitter ha polemizzato appena è uscita la notizia della candidatura. «Il televirologo Crisanti candidato col Pd - twittava Salvini già martedì all'annuncio della candidatura -. Credo che ora si capiscano tante cose». Anche Forza Italia ha criticato la mossa di Letta definendola (parole di Maurizio Gasparri) uno «specchietto per le allodole».
Il virologo, tra l'altro, nuovo alla disputa politica, si è anche incautamente avventurato verso previsioni fosche circa l'autunno prossimo. «Se dovesse arrivare una variante del Covid aggressiva e che colpisce i vaccinati - spiega il microbiologo -, bisognerebbe aggiornare i vaccini e nel frattempo studiare nuove misure o restrizioni che siano socialmente accettabili». Salvo poi correggere il tiro temendo un pericoloso boomerang («Non vedo però all'orizzonte nuovi lockdown»). E dai microfoni di Radio Capital replica poi allo stesso leader del Carroccio: «Salvini? Se fossimo stati nelle sue mani ora ci sarebbero 300mila vittime di Covid al posto di 140mila». L'affaire Crisanti, però, mostra tutta la sua vivacità soprattutto nell'eterno duello a distanza tra Letta e Matteo Renzi. A quest'ultimo quasi non pareva vero di poter lanciare i suoi strali su un bersaglio tanto macroscopico. «La gestione di Crisanti da virologo era impostata sull'allarmismo. Non voleva le chiusure all'inizio ma per tutto il 2021 - spiega Renzi in un video pubblicato su Twitter -, secondo me persino eccessive. Se Letta vuole sapere quale è la differenza tra me e lui sulla pandemia gliela spiego chiara: lui e il suo partito volevano continuare a stare con Conte e Arcuri e l'esercito russo, io ho portato Draghi, Figliuolo e la svolta. E se proprio vuole chiarezza sul Covid, Letta vota la commissione d'inchiesta a cui noi abbiamo votato sì e voi no. Basta polemiche, confrontiamoci sui fatti».
La replica di Letta è ad alzo zero.
A Salvini dice: «La gragnuola di reazioni alla candidatura di Crisanti chiarisce che a destra prevale la cultura no vax. E poi a Renzi dice: «I meriti della candidatura Crisanti: ognuno dice cosa pensa veramente della più grande tragedia degli ultimi tempi».
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