Crociata rossa contro la legge Sangiuliano

Schlein si accoda a Nanni Moretti sul no alla riforma del cinema. Giuli è già sotto accusa

Crociata rossa contro la legge Sangiuliano
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Elly Schlein invita alla mobilitazione contro la riforma dell'ex ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano sui fondi al cinema. Il Pd raccoglie l'appello alla fatwa contro il governo lanciato da Nanni Moretti dal «red carpet» del Festival di Venezia. La sinistra scende in campo per difendere la mangiatoia dei contributi alle società di produzione cinematografiche. Milioni e milioni di euro per pellicole mai andate in onda o con poco più di dieci spettatori: questo il sistema che Sangiuliano stava provando a scardinare con la sua riforma. Un sistema che a quanto pare il Pd vuole mantenere vivo e vegeto. La posizione di Schlein è chiara: «Non possiamo pensare solo ai profitti». Tradotto: il Pd vuole continuare a distribuire fondi a pioggia senza la minima valutazione sulla qualità del prodotto.

Sul cinema la sinistra è pronta a scendere in piazza al fianco di Moretti. Sangiuliano se ne è andato, al Collegio Romano è arrivato il neoministro Alessandro Giuli. E il Pd già lo mette nel mirino: «Il ministro Giuli venga rapidamente in parlamento per esporre le linee programmatiche dell'azione del ministero della cultura. In quella occasione, Giuli dovrà anche chiarire il contenuto di alcuni decreti firmati in fretta e furia dal suo predecessore poco prima di rassegnare le dimissioni da ministro. Atti sospetti, un ennesimo schiaffo al regolare iter istituzionali da parte di Sangiuliano, su cui è fondamentale avere chiarimenti di merito. Per quali ragioni, l'ex ministro Sangiuliano ha firmato prima di dimettersi diverse nomine fondamentali per l'assegnazione dei fondi cinema? A chi erano state promesse quelle nomine?» attaccano i componenti Pd della Commissione e Cultura della Camera.

«Il nuovo ministro - perseguono - dovrà anche chiarire gli appalti dell'organizzazione del G7 cultura visto la gestione poco trasparente di tutti gli aspetti logistici e organizzativi che vedono coinvolti anche alcuni consiglieri del gabinetto del Mic. Un aspetto politico non può restare sotto silenzio - concludono i democratici - quando si tratta di emanare misure che servono ai lavoratori come il codice dello spettacolo il governo ha sempre rinviato, quando invece si è trattato di occupare postazioni sono stati fatti blitz e strappi istituzionali».

Nel mirino la riforma del tax credit e dei contributi selettivi, che dal prossimo anno consentirà un taglio ai fondi a pioggia per il cinema italiano, anche per produzioni che poi al botteghino fanno flop clamorosi. Tra le novità volute dall'ex ministro l'obbligo per le società di produzione cinematografiche di coprire il 50 per cento delle spese con investimenti privati. E poi la grande novità riguarda il rapporto tra contributo statale e distribuzione nelle sale. Chi accede al fondo statale deve possedere un contratto con le società di produzioni in modo da garantire una qualità del prodotto e un pubblico numeroso. E dunque non potranno essere più finanziate pellicole senza pubblico. Sono stati anni di vacche grasse.

Sangiuliano ha posto un freno. Facendo infuriare la sinistra. E un pezzo del mondo del cinema che minaccia sommosse: «Giuli ci incontri, altrimenti saremo in piazza», recita una nota del comitato dei lavoratori del settore audiovisivo.

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