Csm e catasto, i due rompicapi per il governo

Il premier alle prese con le battaglie di Forza Italia. Che ora apre allo ius scholae

Csm e catasto, i due rompicapi per il governo

Neppure la guerra e gli orrendi massacri ordinati da Putin sembrano in grado di distrarre i partiti dalla voglia di far campagna elettorale. A spese delle riforme che l'Italia deve approvare e cui sono vincolati i fondi Ue del Pnrr, e a spese del governo Draghi.

C'è il leader Cinque Stelle Giuseppe Conte pronto a bloccare il Def sulle spese per la difesa, smentendo gli impegni internazionali dell'Italia da lui stesso sottoscritti quando era ancora premier, nella speranza di lucrare un po' di consensi sulla crisi ucraina e indebolire il suo odiato successore. Ma anche il centrodestra si mette di traverso su giustizia, concorrenza e fisco, opponendosi ai testi del governo e avvertendo: «Non si parli di fiducia». Battaglie di bandiera che però alimentano la lunga lista di rompicapi, stalli e scontri tutti politici che il premier deve affrontare. Proprio mentre lo stesso Silvio Berlusconi avvisa che «Draghi deve restare a Palazzo Chigi» fino a fine legislatura.

Portare a casa entro i prossimi mesi le riforme «obbligatorie», da cui dipendono anche i fondi del Pnrr, sta diventando un defatigante percorso a ostacoli per Draghii, alle prese con la maionese impazzita di una coalizione in cui ognuno va per suo conto, proprio mentre c'è da gestire una crisi internazione gravissima e le sue ripercussioni sull'Italia.

Oggi si terrà ad esempio una nuova riunione di maggioranza, stavolta «ad oltranza», per trovare una soluzione sulla questione del sistema elettorale del Csm: questione apparentemente minore, che certo cambierà poco o nulla delle immense patologie del sistema giudiziario italiano, ma su cui ci si accapiglia all'ultimo sangue. Il ministro della Giustizia Cartabia ha solo un paio di settimane a disposizione per far varare il testo dalla commissione Giustizia di Montecitorio, e senza un voto compatto della maggioranza la riforma rischia di non arrivare neppure in aula il 19 aprile prossimo, data cui è slittato l'inizio dell'esame proprio per la paralisi politica. Il centrodesta (con Italia viva e Azione) chiede, Forza Italia in testa, il sorteggio dei candidati al Csm. Gli altri partiti sono contrari e la ministra ha avvertito che non solo la misura sarebbe «a rischio di incostituzionalità», ma addirittura potrebbe «impedire la promulgazione» della riforma. Ossia: Mattarella non la firmerebbe. La battaglia continuerà oggi, ma intanto dal partito di Berlusconi arriva l'altolà a ogni ipotesi di fiducia. Il relatore Pd Walter Verini avverte: «Se non si rimuovono i macigni dalla strada, come auspicato dal Guardasigilli, la riforma rischia di non vedere la luce». Contemporaneamente, Fi si sgancia da Lega e Fdi sulla riforma della cittadinanza, aprendo allo ius scholae finora sostenuto dal Pd: il voto inizia oggi in commissione.

Nel frattempo però la delega sul Fisco continua a slittare a causa della battaglia furibonda della destra contro la riforma del catasto, accusata di prefigurare un aumento occulto della tasse sulla casa, nonostante Draghi abbia smentito in ogni sede la correlazione.

Ma anche la legge sulla concorrenza è bloccata a Palazzo Madama, soffocata da valanghe di emendamenti, spesso esclusivamente clientelari, su concessioni e balneari. Tanto che la Commissione Ue ha espresso al governo le proprie preoccupazioni sull'impasse e Palazzo Chigi ha assicurato che cercherà di sbloccarlo entro i prossimi dieci giorni.

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