Via la mascherina in discoteca ma soltanto quando si balla. Tetto del 35 per cento della capienza al chiuso e del 50 all'aperto. E i gestori già protestano: «In questo modo non si coprono neppure i costi».
Dal Comitato tecnico scientifico è arrivato un sofferto via libera alla riapertura delle discoteche, chiuse da quasi due anni, ma molti esperti restano convinti che l'ok sia un azzardo come è chiaramente specificato nel parere emesso ieri, firmato dal portavoce del Cts e presidente dell'Istituto superiore di sanità Silvio Brusaferro. «Le attività che hanno luogo in sale da ballo, discoteche e locali similari», scrivono i tecnici «si configurano tra quelle che presentano i rischi più elevati per la diffusione del virus».
Quella delle discoteche era rimasta l'unica attività ancora in sospeso dopo il parere favorevole rilasciato il 27 settembre scorso per cinema, teatri e stadi. Ora sarà il Consiglio dei ministri che si terrà domani a ratificare sia la decisione della scorsa settimana sia quella di ieri sulle discoteche.
Il via libera dopo due anni di chiusura era abbastanza scontato, il confronto però è stato serrato sulle regole da rispettare per riaprire. È evidente che mettere un tetto agli accessi è una misura attuabile come l'obbligo di green pass per entrare ma pensare che mentre si balla si possa continuare a indossare correttamente la mascherina mantenendo pure la distanza di sicurezza evidentemente è apparso impossibile anche ai tecnici del Cts che dunque hanno dato un parere favorevole insistendo però sulla necessità di riaperture «graduali», rispettando regole precise proprio alla luce del rischio più elevato che si corre in questo tipo di situazione sociale.
Quindi tutti gli accessi in discoteche e sale da ballo dovranno «avvenire esclusivamente attraverso un meccanismo di registrazione che consenta un eventuale tracciamento e solo in presenza di green pass valido». Non solo. L'apertura potrà essere presa in considerazione «con una progressiva gradualità anche tenendo conto della necessità di valutare l'impatto delle misure già adottate».
Ovviamente le discoteche potranno riaprire soltanto in zona bianca rispettando precise misure di contenimento.
Le presenze, compreso il personale dipendente, non potranno superare il 35% della capienza massima al chiuso e al 50% all'aperto. I gestori dovranno garantire «la presenza di impianti di aerazione senza ricircolo d'aria» e dovranno rispondere «ai requisiti qualitativi specificati nei documenti di indirizzo dell'Iss».
I locali dovranno fornire ai clienti bicchieri usa e getta: il Cts impone «l'uso obbligatorio dei bicchieri monouso». Dovranno esserci anche dispositivi che garantiscano «la possibilità di frequente igienizzazione delle mani oltre che la pulizia e la sanificazione dei locali». Infine la regola che è stata più discussa ovvero «l'utilizzo della mascherina chirurgica nei vari momenti ad eccezione di quello del ballo» una scelta specifica il Cts che è «paragonabile alle attività fisiche al chiuso».
Qualcuno potrebbe ritenere opinabile la scelta di imporre la mascherina al cinema o al teatro mentre sarà possibile toglierla in discoteca anche se soltanto mentre si balla.
Maurizio Pasca, presidente del Silb, Sindacato italiano dei locali da ballo è molto critico. «Una discoteca che ha una capienza di 1.
000 persone ha almeno 50-60 persone che lavorano, allora significa che potrebbero entrare solo in 200 - attaca Pasca - Ci dicano che vogliono tenere le discoteche chiuse, sarebbe più onesto, e ci diano ristori sostanziali».
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