Roma «In Germania si vive molto meglio che a Roma, lì ci sono strutture e risorse economiche per le diocesi molto più adeguate che qui». Lo ripeteva spesso in privato negli ultimi tempi il cardinale Gerhard Ludwig Müller, sembrava che si aspettasse un mancato rinnovo dell'incarico da parte di Papa Francesco. E infatti alla fine così è stato.
Nell'udienza privata che gli aveva concesso due giorni fa, Bergoglio, era stato perentorio: grazie per il lavoro svolto in questi cinque anni, ma non intendo rinnovare il suo incarico di Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. Un fulmine a ciel sereno.
E così il cardinale Gerhard Ludwig Müller, 69 anni e uomo di fiducia (oltre che secondo successore alla guida dell'ex Sant'Uffizio) di Joseph Ratzinger, da oggi non è più il custode della fede. Farà probabilmente ritorno in Germania, la sua patria, dove si trova in questi giorni per festeggiare un importante anniversario con gli ex colleghi di studi e dove potrebbe tornare a dedicarsi alla teologia dogmatica. Dopo l'uscita di scena, qualche giorno fa, del Prefetto della Segreteria dell'Economia, il cardinale australiano George Pell, in congedo per potersi difendere in tribunale dalle accuse di abusi sessuali su minori, un altro pezzo da novanta lascia forzatamente i Sacri Palazzi.
Al posto di Müller, allievo ed estimatore di Gustavo Gutierrez, fondatore della teologia della liberazione (di cui invece Papa Francesco ha criticato alcuni aspetti), arriva il 72enne gesuita spagnolo Luis Ladaria Ferrer, di certo non un «progressista» e addirittura su alcuni temi più conservatore dello stesso Müller, di cui fino a ieri era il vice e con il quale, riferiscono alcuni dipendenti della Congregazione, il porporato tedesco era in perfetta sintonia su tutte le decisioni. L'arcivescovo originario di Mallorca, non a caso, era stato scelto come segretario dell'ex Sant'Uffizio proprio da Benedetto XVI nel 2008; Francesco invece nel 2016 lo aveva nominato a capo della commissione di studio sul diaconato femminile per poi puntare su di lui come nuovo Prefetto del più importante dicastero vaticano.
Una scelta interna, segno che Francesco non aveva alcuna intenzione di avviare lunghi iter burocratici e passaggi di consegne che avrebbero di certo rallentato i lavori della Congregazione. Considerata peraltro la perfetta sintonia tra Müller e Ladaria, alla base della decisione del Papa non ci sarebbe alcuno scontro dottrinale con il gigante tedesco (anche Müller come Pell supera il metro e novanta).
Nonostante gli ambienti tradizionalisti abbiano indicato come motivo della mancata conferma del porporato di Magonza le divergenze su «Amoris Laetitia», l'esortazione post sinodale di Papa Francesco su matrimonio e famiglia, in realtà Müller aveva più volte pubblicamente difeso il documento papale, scagliandosi addirittura contro i quattro cardinali che avevano sollevato dei «dubia» sull'esortazione, criticando la loro scelta di render pubblica la vicenda.
I motivi dietro la scelta di Francesco di non rinnovare il mandato a Müller sarebbero legati invece all'eccessiva esposizione mediatica del cardinale (Ladaria è invece notoriamente restio a rilasciare interviste) e alla gestione della Congregazione, soprattutto per i dossier sui casi di pedofilia.
A scagliarsi contro il porporato era stata poco tempo fa Marie Collins, vittima di abusi ed ex membro della Commissione Pontificia per la Tutela dei Minori instituita da Bergoglio, che aveva abbandonato l'organismo vaticano definendo «vergognosa» la «mancanza di cooperazione del dicastero» con la commissione, parlando di «resistenza» di alcuni membri della Curia.
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