Dai camperos al gessato nel guardaroba maschile è l'ora degli archetipi

Eleganza selvaggia in passerella da Prada. Tod's fa sfilare il suo lusso artigianale che si tramanda

Dai camperos al gessato nel guardaroba maschile è l'ora degli archetipi
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Gli archetipi del guardaroba maschile dalla pelle del cavernicolo alla vestaglia da casa, dai camperos al gessato passando per trench, maglioni, jeans e piumini approdano sulla passerella di Prada con un anelito di gentilezza che da tempo non è più di questo mondo. Miuccia e Raf Simons parlano di «romanticismo inteso come qualcosa di emotivo e immediato» oltre che di «istinto e creatività senza troppe riflessioni». In realtà dietro a questa strepitosa collezione c'è una profonda voglia di cambiamento: il ritorno alle origini come motore di ricerca del nuovo. Lo show si svolge su tre livelli grazie a una complessa costruzione industriale che crea un contrasto incredibile con la moquette a grandi fiori liberty del pianterreno. Il primo modello indossa i classici pantaloni di Prada stretti e piatti sotto a una T-shirt color cammello con una specie di catena d'argento finita da un ciondolo a forma di ancora appesa al posto della cravatta. Ai suoi piedi fanno bella mostra di sé dei camperos con fiori dipinti. Segue un magnifico cappotto grigio con una via di mezzo tra il collo e la stola di pelliccia (sintetica ma indistinguibile da quella vera) buttata sulle spalle. Sotto il ragazzo indossa solo i pantaloni, un paio di boots color caffè e all'orecchio un pendente a forma di palla da basket. Seguono completi manageriali portati senza camicia, soprabiti fatti come la vestaglia del nonno, stivali gialli sotto l'azzurro e una marea di grossi pullover in maglia tra cui uno marrone con il davanti in eco pelliccia davvero bellissimo. C'è qualcosa di selvaggio e al tempo stesso profondamente umano, l'idea di un uomo che si veste senza troppo pensarci su, seguendo appunto l'istinto. Certo dietro ci sono due grandi designer che hanno studiato e calibrato al millimetro le proporzioni dei capi per cui un ragazzo può indossare due piumini insieme e un altro il cappotto doppiato in finta pelliccia di mucca senza sembrare uno l'omino della Michelin e l'altro un personaggio de I Cavernicoli di Hanna & Barbera. Tutt'altra atmosfera da Tod's dove l'archetipo è da sempre il lusso prodotto dall'intelligenza artigianale italiana, l'incontro tra bello e funzionale. Il direttore creativo Matteo Tamburrini chiamato alla corte del gommino dopo anni di lavoro per Bottega Veneta, parla di Gio Ponti, Vico Magistretti e Joseph Beuys ma di fatto il fulcro della collezione sta nel progetto Pashmy, ovvero la ricerca e selezione dei pellami più morbidi e setosi che ci siano per costruire capi e accessori destinati a passare di padre in figlio. Anche da Isaia non mancano dei capi in pelle come il bellissimo montone rieditato in chiave contemporanea dagli anni '70. Qui però l'archetipo è la grandiosa tradizione sartoriale partenopea che prevede spalle di sublime leggerezza e tagli a dir poco chirurgici. In più ci sono i colori (dal burgundy al cioccolato, dal grigio chiaro al blu pavone) e una serie di capi archetipici tipo il Montgomery o il maxi coat in cashmere per una collezione dedicata al romanzo Così parlò Bellavista di Luciano De Crescenzo. Da Montecore si scopre che il twill delle tonache delle suore può diventare uno diventare uno straordinario tessuto tecnico chiamato Aereotwill con cui l'imprenditore marchigiano Fabio Perone costruisce il peacoat più bello e funzionale che si sia visto a questa tornata di collezioni uomo per il prossimo inverno, una camicia imbottita che è l'evoluzione della specie dei piumini da riscaldo, giacche e giacconi fenomenali. Accanto a questo mondo quello dei capispalla in cashmere double. Archetipici e soprattutto a prezzi decenti. Speciale come sempre la sfilata di Magliano dedicata alla costa adriatica in un giorno d'inverno con una sorta di languore suggerito dai capi con i pesi invertiti per cui i classici pantaloni da operaio in libera uscita diventano leggeri come una garza e nelle maglie c'è qualcosa che fa pensare al bozzolo.

Da Valstar si gioca in casa con gli archetipi visto che il giubbotto in pelle o camoscio dagli anni '60 si chiama Valstarino e la versione più chic del cappotto Mackintosh è nata in questa storica azienda che sta rinascendo a nuova vita.

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