La scoperta della piazza. A due giorni di distanza dalle sue dimissioni, Letizia Moratti ha deciso di partecipare alla manifestazione per l'Ucraina convocata per oggi all'Arco della pace di Milano.
Dopo tanto rumore, e dopo un addio clamoroso e polemico al centrodestra, che per quasi 30 anni è stato il suo universo politico di riferimento, la ormai ex vicepresidente della Regione (adesso aspirante candidata governatore) ha deciso di cogliere al volo la prima occasione pubblica utile per mettersi in sintonia con il centrosinistra. E l'agenda politica milanese offriva il sit-in «Slava Ukraini» promosso dal Terzo polo e aperto a molti esponenti del Pd.
Il Carroccio ha subito attaccato a testa bassa, qualche leghista l'ha dipinta addirittura con una falce e martello in testa, meritandosi il rimbrotto del leader di «Azione», Carlo Calenda («Ma avete 4 anni?»). Al di là delle esagerazioni polemiche, è chiaro dove si andrà a parare.
Che Moratti voglia candidarsi è assodato, ma che ci sia qualcuno disposto a sostenere la sua candidatura, invece, è tutto da dimostrare. Nonostante tutto questo agitarsi, il quadro di una candidatura in Lombardia pare si stia complicando, anche per un pernicioso incrocio con le Regionali del Lazio. Proprio Calenda ieri ha spiegato che le alleanze cucinate a Milano e Roma non potranno essere diverse, e in virtù di questo ha chiesto al Pd di archiviare il cosiddetto «campo largo», vale a dire all'accordo coi 5 Stelle. Il Pd, al contrario, dopo essersi riunito al Nazareno ha inviato un messaggio in primo luogo ai grillini, sollecitati a dire «sì» a un'alleanza «la più larga e unita possibile attorno a un candidato competitivo».
In Lombardia, peraltro, il segretario del Pd Vinicio Peluffo è stato categorico: «Per noi il sostegno alla candidatura di Moratti non è un'opzione». Le opzioni sono altre: si parla del sindaco di Brescia Emilio Del Bono, dell'ex ministro Lorenzo Guerini - molto recalcitrante - e soprattutto si parla dell'economista Carlo Cottarelli. La confusione è massima e Calenda non fa altro che aumentarla quando confessa: «Vedrei bene un ticket Moratti-Cottarelli».
Presto si vedrà se la partecipazione alla piazza «terzopolista» sarà stata una buona mossa per Moratti, e a cosa porterà questa sua ansia di concretizzare qualcosa. Per ora pare che sia tutt'altro che agevole la prospettiva di una Moratti candidata di centrosinistra. E anche soltanto del «centro». Una delle referenti massime di Renzi a Milano, per esempio, è Lucia De Cesaris, avvocatessa e politica di grande temperamento, nota per essere stata vice di Giuliano Pisapia, il sindaco di sinistra che proprio dopo - e contro - la giunta di Letizia Moratti aveva costruito la sua fortuna elettorale e poi - molto meno - amministrativa. Non sarebbe una campagna facile per lei, e non solo per lei. E anche un pezzo di quella «rete» costruita dalla Moratti - a dire il vero una squadra non particolarmente pesante - non sembra disposta a seguirla in «lidi politici» diversi dal centrodestra. Ieri ha fatto un mezzo passo indietro lo stesso Gabriele Albertini, predecessore di Moratti - lui sì capace di conquistare il secondo mandato. «Io capolista lista Moratti alle regionali? Confermo che mi era stato richiesto, io ho risposto positivamente ma con la richiesta di esser candidato col centrodestra. Ora la situazione è più magmatica, c'è un interrogativo».
Al di là della disinvoltura delle mosse morattiane, al momento non si capisce ancora che senso abbia avuto tutta questa operazione.
E gli scenari restano tutti aperti, anche quello di un suo nuovo addio alla vita politica. E d'altra parte la ex sindaca ha trascorso gli ultimi 10 anni lontana dalla scena pubblica, prima di quel rimpasto di cui molti ora si saranno pentiti.
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